L’inaugurazione della tratta ferroviaria ad Alta Velocità tra Milano e Bologna è stato solo il primo passo in un percorso che vedrà l’ampliamento di questa infrastruttura entro pochi mesi. I costi di quest’opera sono stati molto criticati, anche per il tempo che si è impiegato a realizzarla. Ne parliamo con Stefano Paleari, docente di Economia e organizzazione aziendale all’Università di Bergamo



Sono piovute molte critiche sull’Alta Velocità, soprattutto per gli alti costi sostenuti…

Il tema dei costi dell’Alta Velocità è abbastanza controverso. C’è un filone di pensiero che sostiene che tali investimenti sono un utilizzo di fondi pubblici a ritorno incerto.

Fare queste valutazioni sulle grandi infrastrutture è però molto difficile. Basti pensare che quando è stata costruita l’autostrada del sole negli anni ’50, essa fu progettata a due corsie. I giornali dell’epoca diedero del “megalomane” all’ingegnere. Oggi, invece, tre corsie sembrano non essere sufficienti. Può darsi che la storia non si ripeta, però guardare perlomeno a quello che è accaduto forse non è un male.



Le critiche sono arrivate anche sulla necessità di un’infrastruttura del genere nel nostro Paese…

Molti ritengono che l’Alta Velocità non sia un’infrastruttura di discontinuità, perché esiste già una rete ferroviaria e l’unico vantaggio sarebbe solo quello di una “velocità maggiore”. Io sarei molto prudente a fare una valutazione di questo tipo. La discontinuità di un’infrastruttura non è solo una misura ingegneristica sul tempo che si impiega per muoversi tra due città. Vanno valutate anche le conseguenze create da questo minor tempo impiegato.

È probabile inoltre che l’Alta Velocità sia appetibile anche sotto il profilo dell’analisi costi/benefici per alcuni tratti e non per altri, per le persone e meno per le merci. Ma, di nuovo, valutiamo caso per caso.



Penso infine che dal punto di visto politico, ogni Paese ha bisogno di vivere di certi obiettivi.

Provando a sbilanciarsi, quali pensa che siano i ritorni dell’Alta Velocità?

Credo che non sia facile stabilire i ritorni di un’infrastruttura rilevante come questa, perché spesso si fanno valutazioni a partire da modelli a carattere prettamente statico. Un’innovazione come l’Alta Velocità ferroviaria, cambiando gli stili di vita, le abitudini e le potenzialità delle persone dovrebbe essere vista sotto il profilo della dinamica.

E da questo punto di vista che evoluzione vede?

Il fatto di potersi muovere da Milano a Bologna in un’ora, per esempio, vuol dire creare un pendolarismo tra queste due città.

Bisognerebbe in ogni caso, quando si critica la spesa per l’Alta Velocità, spiegare perché gli altri Paesi europei l’hanno sostenuta o sostenere che essi hanno sbagliato. Io francamente sarei molto prudente a fare affermazioni del genere.

Quali altre conseguenze vede dalla nascita dell’Alta Velocità?

Potrà influire sulla rete ferroviaria normale (migliorandola), creando anche una competitività tra territori, sull’urbanizzazione delle città (non sempre in modo positivo). Per esempio le persone potranno scegliere di abitare fuori Milano, raggiungendola facilmente e velocemente per potervi lavorare.

Rimasi molto impressionato alcuni anni fa nel vedere tante città in Australia e in America poco abitate nella notte. Può darsi che Milano sia indirizzata in questo senso, grazie anche all’Alta Velocità.

Vi saranno anche dei ritorni economici?

Il treno ad Alta Velocità non solo è più veloce, ma ha caratteristiche tecnologiche e può offrire servizi di un certo tipo. La produzione di queste vetture genera esternalità positive per le imprese che vi lavorano.

Ritiene che ci siano dei limiti o degli svantaggi in quest’opera pubblica?

Il problema è capire quanto questa infrastruttura sarà accessibile a tutti, visto che è stata costruita con fondi pubblici.

Un tema che probabilmente si manifesterà, dato che l’Alta Velocità non raggiungerà tutte le zone del Paese.

È un problema interessante. Va però considerato il combinato delle possibilità di trasporto. Per esempio, chi abita a Bergamo non godrà dell’Alta Velocità, ma ha sempre vicino un aeroporto internazionale che fino a qualche anno fa non aveva. Il sistema della mobilità va visto come sistema, non come “insieme di pezzi”.

Cosa significa per l’Italia l’Alta Velocità rispetto all’intera Europa?

L’Alta Velocità ci avvicina all’Europa, ma con ritardo. Dobbiamo fare quindi ulteriori passi in questa direzione perché siamo ancora “buon ultimi”.

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