Oltre quindici anni di discussioni e polemiche, un progetto esecutivo abortito costato 300 milioni, blocchi e proteste popolari, tre anni di confronto in seno all’ Osservatorio: l’asse ferroviario Torino-Lione, parte integrante del Corridoio 5 europeo, entra nel vivo della cosidetta “terza fase”, quella che dovrà farla approdare al progetto preliminare che dovrà essere pronto a metà 2010. Nei due anni successivi, secondo calendario, sarà conclusa la progettazione definitiva (2012), per giungere finalmente all’apertura dei cantieri nel 2013: i quali saranno conclusi dopo 10 anni di lavori, nel 2022-2023. «Ma siamo nei tempi dettati dalla Ue per accedere ai 670 milioni di finanziamenti» puntualizza il presidente dell’ Osservatorio, Mario Virano. Il costo finale dell’opera dovrebbe attestarsi sui 15 miliardi di euro. E su una delle grandi infrastrutture ferroviarie più tormentate, intorno alla quale avversioni e polemiche non si sono acquietate tra i 50 sindaci dei comuni della Val di Susa coinvolti nel progetto, si apre a metà marzo, la fase del bando di gara internazionale gestito dalla italofrancese Ltf (Lyon Turin Ferroviarie), mentre per la tratta nazionale sarà Rfi a dare direttamente l’incarico a Italferr (entrambe del gruppo Fs) di studiare il progetto preliminare. La governance del progetto resta saldamente in mano all’Osservatorio, guidato da Mario Virano confermato alla guida lo scorso gennaio. E in un documento di 11 pagine e 7 capitoli, l’Osservatorio fissa i “paletti” entro i quali dovranno muoversi i progettisti, pena il rinfocolarsi di una rivolta del territorio sempre sul punto di riesplodere. «Le affermazioni roboanti del presidente del Consiglio fa non sono utili a nessuno, non aiutano il dialogo e ci portano indietro di molti anni» puntualizza Antonio Ferrentino, presidente della Comunità montana della Val di Susa, che riunisce la conferenza dei sindaci dei comuni coinvolti. Il dialogo ora procede, dice, ma la vigilanza è sempre alta. Non a caso le specifiche progettuali della Nuova Linea Torino Lione (NLTL), firmate a larga maggioranza, insiste sulla necessità di concertazione unitaria da attivarsi “fin da subito”, compatibilità ambientale, requisiti del territorio asserendo «l’impossibilità di considerare l’opera come semplice “inserimento” nel contesto territoriale-ambientale esistente». Anzi, l’opera va intesa «come parte della progettazione del territorio con l’obiettivo di generare “valore aggiunto” per le collettività locali anziché limitarne il “valore sottratto”». Così, il documento non fissa un tracciato definito quanto piuttosto una fascia di territorio sulla quale il progetto dovrà agire. Gli estensori del progetto preliminare dovranno tenere conto di uno dei punto cardine dei sindaci della val di Susa, vale a dire «l’impegno preciso a ridurre il flusso dei mezzi pesanti dagli attuali 4.000 a 500 al giorno, oltre all’interramento degli elettrodotti, ce ne sono diversi in Valle» dice Ferrentino. La crisi ha intanto falcidiato anche le quote di transito dei tir, ridotte in questi mesi a circa 2.500 al giorno nella valle. La Torino-Lione, linea ferroviaria mista a traffico prevalentemente merci («e non quindi ad alta velocità, come impropriamente viene chiamata» puntualizza Virano), sarà lunga circa 250 chilometri (dipenderà dal tracciato prescelto), è parte integrante dell’ asse ferroviario sull’itinerario del Corridoio 5 Lisbona-Kiev, che si estenderà fino ai confini con l’Ucraina (Trieste – Divaccia -Lubiana – Budapest). Le risorse assegnate rientrano nella realizzazione dei progetti della rete transeuropea di trasporti (TEN) di cui fa parte il Corridoio 5.