La tassa patrimoniale aleggia come uno spettro sulle teste degli italiani. Si parla di una sua possibile introduzione ormai dall’inizio dell’anno quale possibile metodo per cercare di abbattere il debito pubblico, vero punto dolente dei fondamentali economici dell’Italia. Silvio Berlusconi aveva addirittura dovuto scrivere una lettera a Il Corriere della Sera per spiegare che il suo governo non avrebbe mai varato un’imposta patrimoniale, ma ora sembra che l’esecutivo tecnico guidato da Mario Monti la introdurrà. Ma che cos’è e come funziona un’imposta patrimoniale? Come dice il nome stesso, si tratta di una tassa che colpisce i patrimoni, che spesso sono stati formati attraverso reddito su cui si è già pagato un tributo. Per questo motivo appare molto antipatica e fastidiosa. Un esempio di imposta patrimoniale è la tassa di successione. Questo tipo di tassa può essere una tantum (cioè pagata una sola volta in occasioni particolari) oppure avere una cadenza regolare (per esempio annuale) e può colpire le persone fisiche e/o quelle giuridiche. La patrimoniale di cui si parla in questo periodo sarebbe una tantum e riguarderebbe le persone fisiche. Questa tassa può essere fissa (quindi una determinata aliquota indipendentemente dall’ammontare del patrimonio) oppure progressiva (con un’aliquota crescente con l’aumentare del patrimonio, come avviene per redditi con l’Irpef). Si può in ogni caso (come avviene già ora per l’imposta di successione) prevedere una soglia o una franchigia al di sotto della quale non è previsto il pagamento di alcun tributo. In questo senso, le ipotesi che si stanno facendo sulla patrimoniale in Italia sarebbero di un’imposta una tantum con una soglia tra 1 milione e 1,5 milioni di euro. L’aliquota potrebbe essere del 5×1000. Ciò vuol dire che su un patrimonio di un milione di euro si pagherebbe una tassa di 5.000 euro. Tuttavia, a parte l’ammontare dell’aliquota e della franchigia, la vera questione è capire cosa deve essere considerato patrimonio ai fini del calcolo dell’ammontare imponibile. Per esempio, se dovessero essere considerati anche i beni immobili oltre a quelli finanziari, allora ci sarebbero sicuramente più italiani interessati da questa tassa.
È molto probabile comunque che la tassa riguarderà solo i patrimoni finanziari. Per i beni immobiliari si sta studiando infatti il ritorno dell’Ici anche sulla prima casa, addirittura con una rivalutazione della rendita catastale, che è la base imponibile utilizzata per questo tipo di imposta.
Non bisogna comunque dimenticare che la patrimoniale potrebbe non essere una tantum, ma diventare una tassa annuale, come in altri stati europei, quali Francia e paesi scandinavi. In questo senso, Confindustria propone l’adozione di una patrimoniale leggera ma sistematica che possa portare nelle casse dello Stato circa 6 miliardi di euro l’anno. Tanto per la cronaca, il celebre prelievo forzoso sui conti correnti bancari attuato nel 1992 da Giuliano Amato costituisce l’ultimo esempio di tassa patrimoniale una tantum introdotto in Italia.