Sembra che i mercati non si siano accorti di nulla. Mario Monti ha dato la disponibilità a formare un governo tecnico per dare ai mercati e alle istituzioni europee la garanzia che l’Italia sia in grado di effettuare un’operazione sistematica e continuativa per contenere e ridurre il debito pubblico, oltre a continuare a essere in grado di onorarlo. Ma porre a capo dell’esecutivo tecnico l’uomo considerato, assieme a Mario Draghi, l’italiano migliore, non è servito a niente, almeno stando a vedere lo spread tra Btp e Bund che oggi è tornato a salire. «In questo momento non c’è ancora la certezza assoluta che Monti diventi presidente del Consiglio e la situazione del mercato, così come la possono vedere gli investitori esteri, rimane confusa», spiega raggiunto da ilSussidiario.net un analista finanziario. Sta di fatto che la confusione della situazione continua a produrre ingenti danni. Lo spread, infatti, dopo aver sfondato quota 530, viaggia ancora ben oltre ai 500 punti base, attestandosi sui 523. Piazza Affari, dal canto suo, non sta messa meglio e continua ad essere in rosso.
«C’è da aggiungere – continua l’analista – che i mercati sanno benissimo che le riforme ventilate potranno essere realmente messe sul tavolo e portate a termine non prima che siano trascorsi dei mesi. La situazione economica globale, inoltre, permane in una fase negativa e finché, in Italia, non si entrerà in una fase di crescita le misure, per quanto doverose e opportune, non riusciranno e sortire particolari effetti». Nel frattempo, l’Europarlamento ha varato alcuni provvedimenti che limiteranno le vendite allo scoperto e dei Cds, derivati creditizi in grado di fungere da assicurazione sui debiti sovrani. L’obiettivo è quello di porre un freno alla speculazione sugli stati che rischiano la bancarotta. «Secondo la logica più comune – spiega l’analista -, un investitore acquista azioni nel momento in cui crede che il titolo sia sottovalutato, per poi rivenderle a un prezzo più alto». Nella vendita allo scoperto si segue la dinamica opposta, «si vendono azioni – senza averne la proprietà – impegnandosi a riacquistarle in un secondo momento, scommettendo sul fatto che il loro valore scenderà». Sulla reale efficacia della loro limitazione, l’analista si dice decisamente scettico, perché «le vendite allo scoperto sono già state vietate nel mercato italiano, eppure i titoli non hanno cessato di scendere».
Tali ostacoli, infatti, non sono sufficienti a rendere il mercato trasparente. «Esiste una tale frangia di opacità nel mercato che chi vuole può continuare ad agire senza farsi riconoscere o continuare ad aggirare le norme in questione. Del resto, è piuttosto difficile pensare di poter raggiungere l’obiettivo se in America, o in Cina non c’è una legislazione simile». In sostanza, «si tratta, più che altro, di una mossa dall’elevato valore simbolico».