E’ il secondo giorno di fila che il numero uno degli industriali, Emma Marcegaglia, si lancia contro il governo, denunciandone lo stallo e l’incapacità di far fronte alla crisi. A poche ore dal downgrade del debito pubblico da parte dell’agenzia di rating Standards & Poor’s, giunto a sorpresa nella notte, la Marcegaglia ha lanciato un ultimatum all’esecutivo. In sostanza, o questo vara, nell’arco di pochi giorni «domani o la prossima settimana», le riforme necessarie a ripartire o «deve andare a casa». Secondo il presidente di Confindustria, siamo diventati lo «zimbello» d’Europa, il «grimaldello» col quale far saltare l’Unione.

Secondo la Marcegaglia, il giudizio dell’agenzia di rating rimane tutto sommato oggettivo e affidabile. Certo, ammette anche lei che gli analisti si fanno un’ida anche leggendo i giornali (Berlusconi aveva attaccato la società Usa affermando che il taglio dipendesse dell’opinione procurata dai media), ma, fondamentalmente, si basa su elementi oggettivi. Tra questi, la leader industriale individua la fragilità politica e l’incapacità di prendere decisioni utili alla crescita.

La situazione sarebbe resta ancor più grava dal fatto che la maggior parte degli imprenditori seri si trovano nel discredito a causa di colpe altrui. Emma Marcegaglia, in particolare, si è detta stufa del fatto che, ormai, gli imprenditori italiani, quando si recano all’estero per vendere le proprie merci sono trattati con il sorriso e con aria di superficialità. «Come imprenditori – ha aggiunto – non vogliamo essere derisi per colpe che non abbiamo, e quindi la nostra voce, nei prossimi giorni, nelle prossime ore, continuerà a essere una voce ferma, autonoma, indipendente e soprattutto molto consapevole che o le cose cambieranno, o veramente il rischio per noi e per l’Europa sarà davvero molto forte».

Poi, è tornata a rilanciare la proposte di riforme di cui il Paese avrebbe immediatamente necessità: «la riforma delle pensioni, una riforma fiscale che abbassi le tasse su imprese e lavoratori ed eventualmente alzi le tasse sulle cose, sui patrimoni, una grande vendita di patrimonio immobiliare, un investimento sulle infrastrutture e sulla ricerca».

Ieri aveva specificato come le risorse accantonate dalla riforma della pensioni potrebbero essere utilizzate per abbattere il cuneo fiscale ridurre agli imprenditori il costo del lavoro, consentendo loro, quindi, di assumere più personale. Si era anche detta contraria all’ipotesi di una patrimoniale spot che livelli il debito nell’immediato presente ma che no né in grado di fare alcunché per abbatterlo, in maniera strutturale nel futuro