Il Tesoro ha visto al ribasso le stime del Pil italiano per il prossimo triennio. La crescita, per il 2011, sarà ferma allo 0,7 per cento. In precedenza si pensava che si sarebbe attestata sull’1,1. L’anno prossimo, invece, sarà dello 0,6 per cento, contro l’1,3 iniziale. Per il 2013, invece, l’incremento sarà dello 0,9 per cento (inizialmente era dell’1,5) e per il 2014 dell’1,2. Si tratta dei dati che sono contenuti nell’aggiornamento del Documento di Economia e Finanzia (Def) approvato dal Consiglio dei ministri. Le carte contengono anche i conteggi relativi al rapporto tra deficit e prodotto interno lordo che, in virtù della manovra finanziaria varata e delle misure in essa contenute che prevedono il pareggio di bilancio, si assesterà al 3,9 per cento per quest’anno, all’1,6 per cento nel 2012 e allo 0,1 – che rappresenta l’obiettivo del pareggio – nel 2013. Nel 2014, infine, ci sarà un surplus dello 0,2%. Prima che la manovra raggiungesse la stesura definitiva, il deficit previsto si attestava, per quest’anno, al 3,9 per cento, al 2,7 per cento l’anno prossimo e all’1,5 nel 2013. L’obiettivo del pareggio si sarebbe raggiunto nel 2014, con un rapporto dello 0,2 per cento.
E’ stato corretto anche il rapporto tra debito pubblico e Pil: quest’anno si attesterà al 120,6 per cento del prodotto interno lordo, l’anno prossimo al 119,5 per cento, nel 2013 al 116,4 per cento, mentre nel 2014 scenderà al 112,6 per cento. In precedenza i dati stimati erano, rispettivamente, del 120,0, del 119,4, del 116,9 e del 112,8 per cento. Contestualmente, la pressione fiscale, che quest’anno si attesterà al 42,7 per cento del Pil, l’anno venturo crescerà sino al 43,8 per cento, mentre quello dopo ancora ci sarà un ulteriore incremento, fino al 43,9. Nel 2014, infine, calerà lievemente, al 43,7%. In sostanza, «tenuto conto delle previsione macroeconomiche aggiornate – si legge ancora nel Documento – , la manovra complessiva varata dal governo è comunque coerente con il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013». Tuttavia, gli effetti nel breve periodo non saranno per nulla positivi.
Secondo quanto si evince dal documento, è atteso, in particolare, un decremento dei consumi delle famiglie. Un fattore di criticità per le decisioni di spesa dei nuclei familiari potrebbe essere rappresentato dalle incertezze, nel breve termine, del mercato del lavoro. In ogni caso, il governo confermerebbe l’intenzione di varare la riforma fiscale e assistenziale entro il 2012 in mancanza della quale è «é prevista una clausola di salvaguardia che prevede, in caso di mancata riforma, la riduzione dei vigenti regimi di riduzione fiscale e assistenziale per un importo pari a 20 miliardi dal 2014».