Il presidente Barack Obama ieri ha telefonato a Mario Monti e ad Angela Merkel per chiedere loro di rafforzare la zona euro e incoraggiare la crescita. E’ quanto reso noto dal portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, che ha fatto sapere che “nel quadro dei contatti con i leader europei in preparazione del vertice G20 in Messico il 18-19 giugno, il presidente Barack Obama ha oggi (ieri, Ndr) telefonato al presidente del Consiglio Mario Monti per uno scambio di idee sulla situazione economica. Entrambi si sono trovati d’accordo sull’importanza di rafforzare la capacità della zona euro di rispondere alla crisi e di stimolare la crescita in Europa. Hanno inoltre convenuto di rimanere in stretto contatto”. Negli ultimi giorni sono state diverse le critiche rivolte dalla Casa Bianca ai leader europei per il ritardo con cui starebbero affrontando la crisi. Ilsussidiario.net ha contattato Thomas Cooley, professore della Stern School of Business della New York University, per chiedergli di commentare le ragioni della crescente apprensione Usa nei confronti della situazione dell’euro.
Professor Cooley, quanto è grave la crisi dell’Eurozona vista da New York?
La situazione è molto pericolosa, perché i leader politici europei sono stati riluttanti a riconoscere la gravità del problema e a proporre un tipo di soluzione che fornisca necessariamente stabilità nel lungo periodo. Finalmente hanno iniziato ad avviare un dialogo e una discussione su quale sia esattamente il tipo di approccio richiesto. La crisi va infatti affrontata come un problema del sistema bancario di proporzioni europee, piuttosto che come se riguardasse una serie di sistemi bancari differenti. Devono accettare il fatto che le preoccupazioni fiscali sono le preoccupazioni di tutti e non qualcosa che va risolto dai singoli paesi.
Ritiene che l’euro abbia buone probabilità di salvarsi?
Non sono ottimista per quanto riguarda la Grecia, che ritengo una causa persa, ma sono convinto che sia ancora possibile trovare una soluzione in grado di tenere insieme tutti gli altri paesi. Trovo difficile immaginare che l’euro possa scomparire completamente, perché il costo di tutto questo sarebbe troppo alto. Anche i governi più riluttanti, come quello tedesco, diventando sempre più consapevoli di questi costi, accetteranno la prospettiva di dover fare qualcosa di più di quanto hanno fatto finora.
Obama negli ultimi giorni ha criticato ripetutamente l’Ue. Perché la Casa Bianca è così preoccupata per le sorti europee?
Per gli effetti che la situazione europea può produrre sulla ripresa Usa. E’ indubbio che la crisi dell’Eurozona stia colpendo anche la nostra economia, e ciò che si impatta negativamente sugli Usa ha ripercussioni negative sui mercati globali. Le critiche del presidente Obama non nascono quindi soltanto dal suo interesse personale e dal desiderio di vincere le elezioni, ma anche dal punto di vista del resto del mondo. L’Europa si trova indubbiamente ad affrontare una contrazione economica molto brusca e sta affondando nella recessione: il timore della Casa Bianca è che possa tirarsi dietro anche altri paesi.
La Bce dovrebbe tagliare i tassi d’interesse, come auspicato dal Fmi?
Non ritengo che la politica monetaria della Bce da questo punto di vista possa essere criticata, anche perché la sua capacità di condizionare l’economia è diminuita in modo molto netto. Tutto ciò che sta facendo la Bce è cercare di proteggere il sistema bancario, ed è questo il motivo per cui ha sostenuto l’unificazione delle regole e dei meccanismi di supporto per gli istituti di credito. Ritengo quindi che abbia fatto la cosa più importante, e che le decisioni sul tasso di interesse non siano altrettanto importanti.
Che cosa dovrebbe fare l’Ue per trovare una soluzione alla crisi finanziaria?
Due cose. La prima è individuare un modo per affrontare i problemi del sistema bancario come se fosse un’unica realtà, rendendo omogenee le regole e le forme di tutela. Ritengo in particolare che ci sia bisogno di un fondo centrale per salvare le banche in difficoltà, con una soluzione che valga per tutta l’Europa. Da un punto di vista politico è un obiettivo molto difficile, ma lo ritengo essenziale per una stabilità di lungo termine.
Quali altre soluzioni propone?
I leader europei devono accettare l’esistenza di una mutualità di interessi e risolvere di conseguenza i problemi fiscali. Non è sufficiente che ciascun paese affronti autonomamente i suoi problemi fiscali: occorre una loro centralizzazione, e questo potrebbe comportare il fatto di avere un’autorità fiscale Ue. L’Europa deve abbandonare l’idea di essere un insieme di sistemi separati, ciascuno dei quali possa funzionare autonomamente.
Occorre quindi la creazione di un’unione bancaria europea?
La ritengo un’ottima idea, essenziale per la stabilità futura. Se si vogliono avere banche e flussi finanziari che superino i confini nazionali, è proprio a un’istituzione di questo tipo che occorre pensare.
(Pietro Vernizzi)