Nel suo ultimo rapporto di fine giugno, il Centro studi di Confindustria prevedeva un Pil al -2,4% nel 2012. Oggi, il Presidente di viale dell’Astronomia, Giorgio Squinzi, ha fatto sapere che questo forte calo ci sarà nella migliore delle ipotesi. “Nella seconda parte dell’anno faccio fatica a vedere miglioramenti”, ha spiegato Squinzi, aggiungendo quindi che l’effettiva discesa del Pil potrebbe facilmente essere superiore alla già fosca previsione. Un dato negativo che è persino peggiore della stima arrivata proprio ieri dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che dal palco dell’Assemblea dell’Associazione bancaria italiana aveva parlato di un calo del Pil pari al 2%. Per il momento, invece, le stime del Governo (che risalgono ad aprile) dicono che il dato si attesterà al -1,2%. Certo le dichiarazioni di Squinzi non sono molto confortanti e sembrerebbero dar ragione a chi continua a opporsi alla politica di rigore messa in atto dal Governo, su spinta dell’Europa, dato che non vengono stimolati, ma anzi scoraggiati, visto il drenaggio di risorse che avviene con le tasse, i consumi interni. I primi allarmi sulla decrescita del Pil erano comunque arrivati in primavera da parte del Fondo monetario internazionale, che aveva appunto parlato di un calo intorno al 2%, evidenziando tra l’altro che la situazione dei conti avrebbe impedito all’Italia il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013. Traguardo che effettivamente potrebbe sempre più allontanarsi per una banale questione algebrica. Dato che viene conteggiato il rapporto deficit/Pil, pur riuscendo a diminuire il numeratore (ovvero il disavanzo pubblico) il dato non cambia se diminuisce anche il denominatore (ovvero il Pil). Anzi, c’è il rischio, con un calo brusco del Pil, di veder aumentare, anziché diminuire, il rapporto deficit/Pil.
Giorgio Squinzi ha anche parlato della riforma del lavoro, che nei giorni scorsi aveva definito una “boiata”. Il Presidente di Confindustria ha spiegato di aver incontro il ministro del Lavoro Elsa Fornero che gli ha detto che riuscirà a convincerlo della bontà della nuova legge. Squinzi, pur dicendosi disponibile e aperto al dialogo, ha ribadito che la riforma non è soddisfacente perché non ha migliorato la flessibilità in uscita mentre ha diminuito quella in entrata.
Per quanto riguarda il decreto sviluppo, Squinzi ha spiegato che esso contiene buone idee che dovranno però essere messe in pratica. Stesso tipo di giudizio anche sulla spending review, sulla quale si stanno compiendo, secondo Squinzi, dei passi molto interessanti.