Nella notte tra venerdì e sabato, al termine di una lunga riunione dell’Eurogruppo, il nuovo governo di Cipro guidato da Nikos Anestesiades ha ottenuto il via libera a un piano di aiuti fino a 10 miliardi di euro utile a sostenere il sistema bancario dell’isola. A rimetterci, però, saranno tutti i cittadini ciprioti e non solo: il programma di assistenza, infatti, prevede una tassa straordinaria che preleverà il 6,75% dai depositi inferiori a 100mila euro e il 9,9% da quelli superiori, per un totale stimato in 5,8 miliardi di euro. La decisione, ancor prima dei mercati azionari, ha gettato nel panico i correntisti: una volta circolata la notizia, centinaia di persone hanno preso d’assalto i propri istituti bancari dotati di sportello per effettuare prelievi di contante. Per evitare che le banche dell’isola possano perdere altri miliardi a causa del panico innescato, il governo cipriota ha stabilito che gli istituti di credito resteranno chiusi per “ferie” anche domani, dopo che oggi era già stata prevista la chiusura per un giorno di festività. La reazione dei mercati non si è fatta attendere, con tutte le Borse europee in forte calo in avvio di giornata e lo spread in aumento di oltre 20 punti base rispetto all’ultima chiusura di venerdì scorso. Abbiamo chiesto un commento a Gianni Dragoni, inviato de Il Sole 24 Ore.



Come giudica quanto avvenuto nei giorni scorsi?

La vera novità è senza dubbio questa imposizione, una sorta di patrimoniale, applicata ai conti correnti, capace di generare un vero e proprio assalto agli sportelli bancari. La stessa paura si è poi diffusa anche in altri Paesi, come dimostra il successivo calo delle Borse. Da mesi era in discussione a Cipro un salvataggio di questo tipo, ma credo che quanto deciso metta in evidenza una netta contraddizione.



Di che tipo?

Da una parte abbiamo un aiuto di 10 miliardi di euro pagato dai contribuenti europei, visto che il fondo con cui interviene l’Ue è comunque alimentato da risorse pubbliche, anche italiane, mentre dall’altra abbiamo un Paese che viene considerato un paradiso fiscale. Dopo tutte quelle ore di discussione all’Eurogruppo, francamente mi sarei aspettato che un intervento di salvataggio potesse almeno pretendere come condizione un adeguamento delle norme per far scomparire lo status di paradiso fiscale.

Visto che questo non è avvenuto, crede sia giusto tassare i depositi bancari?



La decisione appare più che altro una sorta di intervento “forfait”. Siccome è noto che Cipro è un paradiso fiscale, allora si è scelto di penalizzare i conti correnti. E’ probabile che l’obiettivo di questa misura sia quello di scoraggiare i depositi verso l’isola, ma i paradisi fiscali attirano capitali non solo per ragioni di convenienza fiscale, ma spesso anche per occultare l’origine del denaro.

Chi approfitta soprattutto dei vantaggi fiscali di Cipro?

Cipro è un rifugio soprattutto per il denaro proveniente dalla Russia, Paese che ha già effettuato un prestito per due miliardi e mezzo di dollari in aiuto dell’isola. E’ per questo che, come dicevo, sembra quasi che si sia arrivati a un compromesso, anche se alla fine quanto stabilito andrà comunque a penalizzare anche i semplici cittadini ciprioti, non solo gli stranieri.

Dopo l’assalto alle banche e la decisione di chiuderle, cosa si aspetta per i prossimi giorni?

Questo tipo di prelievo forzoso richiederà del tempo e non sarà automatico come quello che annunciò Amato nel 1992 in Italia. Molto probabilmente gli abitanti di Cipro tenteranno ancora di prelevare i propri risparmi, ma non credo che faranno in tempo. Certo, il panico generato è limitato dal fatto che l’isola è molto piccola, ma la decisione dell’Eurogruppo di applicare questa misura dovrebbe farci riflettere su quali misure verrebbero applicate se altri paesi, pur con situazioni diverse, dovessero aver bisogno di quegli aiuti annunciati a settembre.

Quale crede sia invece il maggior timore dei mercati?

I mercati sono molto sensibili, quindi basta poco per farli reagire, anche una situazione come quella di Cipro che tutto sommato rappresenta un’economia molto piccola. E’ probabile che i mercati abbiano paura che misure di questo tipo possano essere applicate anche in altri paesi e questo ci è confermato dal fatto che, se adesso la Borsa perde circa il 2%, i titoli delle banche stanno in realtà perdendo molto di più, fino al doppio.

 

(Claudio Perlini)

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