Da “Star Wars” a “Tax Wars”. Il Partito democratico lancia l’iniziativa della guerra alle tasse ritoccando la locandina della celebre saga nel giorno in cui l’ultimo episodio esce nei cinema. Un evento che coincide con l’ultima scadenza per il pagamento di Imu/Tasi prima della loro abolizione (per la prima casa). Parlando a Rtl 102.5 Renzi ha sottolineato: “Io credo che questa attesa spasmodica vero la nuova uscita del film Guerre stellari faccia sorridere noi amanti del bel cinema, ma dall’altro lato ci porta anche a dire che dobbiamo fare di più per il nostro Paese e quindi, che la forza sia con noi perché ne abbiamo bisogno”. Ne abbiamo parlato con Francesco Daveri, professore di Scenari economici all’Università Cattolica di Piacenza.



Professore, come commenta l’iniziativa “Tax Wars” lanciata dal Pd?

È una cosa che lascio commentare agli esperti di comunicazione. Detta così mi sembra un’iniziativa divertente, ma poi bisogna guardare anche alla sostanza. Dobbiamo chiederci se e in che senso il contribuente italiano debba aspettarci che le tasse scendano nel corso del 2016. Da questo punto di vista la strada è ancora molto da tracciare.



Dov’è effettivamente questo taglio fiscale e a quanto ammonta?

Il taglio fiscale è realizzato rispetto all’andamento tendenziale. La legge di stabilità ha disinnescato un aumento automatico delle tasse per 16,8 miliardi nel 2016 bloccando le clausole di salvaguardia. Stando alla nota di aggiornamento al Def, l’aumento complessivo delle tasse tra il 2015 e il 2016 dovrebbe però essere pari a 30 miliardi.

A quanto ammontano invece le riduzioni vere e proprie?

Oltre a disinnescare le clausole di salvaguardia, con il suo intervento il governo riduce le tasse sulla prima casa e conferma gli sgravi contributivi sugli assunti a tempo indeterminato. Nel complesso le misure per il 2016 portano a una riduzione delle imposte per 26 miliardi, considerando però anche i mancati aumenti. Tuttavia nel corso del 2016 sono previste anche maggiori entrate, che derivano per 1 miliardo dai giochi e per 4 miliardi dalla voluntary disclosure. Al netto quindi la diminuzione di imposte che il governo si sta impegnando a realizzare è di circa 21 miliardi.



Quindi alla fine le tasse diminuiranno o aumenteranno?

Se non intervengono altri mutamenti, anche per il 2016 le entrate totali rischiano di aumentare. Le imposte dovevano aumentare di 30 miliardi, mentre la diminuzione è pari a 21 miliardi. Anche considerando il disinnesco delle clausole di salvaguardia come una riduzione di imposte, alla fine ci saranno pur sempre 9 miliardi di tasse in più.

Nel frattempo è saltato il taglio dell’Ires nel 2016. Quanto conta per un’impresa?

L’Ires è una delle voci rilevanti per le imprese. Ridurre le imposte sul reddito di un’azienda significa anche dare un premio agli imprenditori che dichiarano. Rinviare il taglio significa negare una possibilità di sollievo alle aziende, come pure un premio a chi rispetta la legge. Il taglio dell’Ires non è però l’unica proposta per incrementare la competitività dell’“azienda Italia”. Ci sono le imposte sul lavoro, la regolamentazione, gli adempimenti, i costi della fiscalità che consistono nello stare dietro alle numerose scadenze, e che sono gravosi soprattutto per le imprese più piccole.

 

Per il Centro Studi di Confindustria, più della metà del reddito della famiglie va al Fisco e questo blocca la ripresa. È così?

Certamente l’elevata tassazione è un freno alla possibilità di consumo delle famiglie. Ciò di cui c’è bisogno è una riduzione d’imposta sostenuta nel corso del tempo, e non invece un taglio di tasse temporaneo. È ciò su cui il governo dovrebbe lavorare con maggiore tenacia per il futuro, approfondendo la spending review in modo da ottenere risultati più tangibili sul fronte della riduzione delle imposte. Senza questo è difficile promettere che il governo vincerà le “Tax Wars”.

 

(Pietro Vernizzi)