Un fine sociologo che spiegasse le dinamiche della società ellenica – sballottata, confusa e impaurita – non appare mai nei dibattiti televisivi o sui quotidiani. A completa disposizione ministri, economisti, teorici di geo-politica e populisti. Forse il sociologo ci aiuterebbe a capire le dinamiche sociali, o più semplicemente fornirci un’analisi di alcuni risultati emersi da due sondaggi. Ecco alcuni risultati del primo. Nella prima parte del primo grafico a fondo pagina vediamo la reazione alla domanda: “Pensate che la Grecia ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità?”, mentre la seconda raccoglie la reazione alla dichiarazione del ministro delle Finanze tedesco che ha affermato “che la Grecia ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità”. Nella prima parte del secondo grafico a fondo pagina vede la reazione alla domanda: “In caso di mancato accordo il Paese corre il pericolo di un’instabilità politica?”, mentre nella seconda la reazione alla dichiarazione del primo ministro Tsipras, secondo cui “in caso di mancato accordo il Paese corre il pericolo di un’instabilità politica”.
Nonostante le contraddizioni, le dichiarazioni a vanvera, il governo Tsipras gode ancora del sostegno della società. Il 5 febbraio la percentuale era del 75%, il 26 febbraio del 53% e il 17 marzo del 56,5%. Quando poi dalla politica si passa alle prospettive della situazione economica le risposte sono meno incoraggianti.
Il secondo sondaggio rileva infatti che il 70,7% degli intervistati è a favore di un onorevole compromesso con i creditori, mentre il 62,1%, nel caso di un traumatico referendum, si dichiara a favore della permanenza nell’euro (gli elettori di Syriza sono divisi a metà tra favorevoli e contrari). A favore della rottura con l’Europa sono gli elettori di Syriza (38%), dei Greci indipendenti (57%), dei neonazisti (36%) e dei comunisti, quelli che vivono ancora all’ombra di falce e martello (60%).
Ritornare alla dracma? Sono favorevoli il 45,1% degli elettori di Syriza, il 54,4% di Greci indipendenti, il 67,7% di comunisti e il 58,7% dei neonazisti. Il governo Tsipras continua a essere giudicato come “positivo o forse positivo” dal 59,8% del campione. Ma in 33 giorni ha perso il 23,3% dei favori. Infine, l’80,3% pensa che il governo raggiungerà un accordo, mentre l’80,4% crede che alla fine si troverà una soluzione. Anche per questo sondaggio servirebbero le analisi di un sociologo.
Ieri, alle 02:30 del mattino è stata votata la legge sulla crisi umanitaria. Lo spettacolo offerto dal dibattito in Parlamento è stato decisamente avvilente, con protagonisti che si sono azzuffati fino all’esaurimento e con la Presidente del Parlamento nel ruolo di prima ballerina, sgambettata dal Primo ministro. Con questo bagaglio di personalismi, accuse reciproche, rottura dei codici della buona creanza e poca dignità, Tsipras è partito per Bruxelles, dopo aver letto il “twitter” del responsabile della politica economica del partito, il marxista Yannis Milios professore universitario di Politica economica, in cui annunciava le sue dimissioni in ragione della linea politica “morbida” adottata dal governo e del suo scontro con il ministro delle Finanze Varoufakis. Servirebbe anche uno psicoanalista, tuttalpiù un terapista di gruppo.