Un vento gelido soffia dalle steppe russe. Ieri Atene si è risvegliata in un clima invernale. Sulle montagne di Creta ha nevicato. Da Mosca, dove si sono incontrati Tsipras e Putin, soffia invece un venticello tiepido. Chi si aspettava aria calda e vaporosa è rimasto deluso, soprattutto i quotidiani stranieri che su questa visita del primo ministro ellenico in Russia hanno imbastito teorie e scenari quasi apocalittici. Il viaggio comunque è servito a Tsipras per uso domestico, per alimentare l’orgoglio nazionale – “non siamo dei mendicanti” -, per stabilire l’importanza geo-politica del Paese e per distrarre l’attenzione su problemi di politica interna (immigrazione, ordine pubblico e ovviamente le trattative, sempre in stallo, con la Comunità europea).
Fa specie, nel contesto, che i notiziari televisivi abbiano riservato a questo incontro soltanto, in media, 20 minuti, rispetto allo spazio dedicato al disastro della Germanwings (30-35 minuti per circa una settimana). Tiepidi anche i commenti dei quotidiani d’opinione. Tsipras ha portato a casa, oltre a due preziose icone regalatele da Putin, ben pochi risultati. L’embargo per i prodotti alimentari ellenici rimane, l’interesse per il porto di Salonicco e la società ferroviaria (Ose) è stato rinnovato (ma sono parecchi anni che Atene e Mosca discutono su queste due privatizzazioni, o forse joint-venture). Una sola promessa, stando a dichiarazioni da parte ellenica: un acconto sui futuri guadagni (una forma intelligente di finanziamenti indiretti) del gasdotto che partendo dall’est dell’Ucraina arriverebbe (per via sottomarina) a nord di Istanbul per poi attraversare tutto il territorio della Grecia del Nord per arrivare, tramite Belgrado, a Vienna. È stato battezzato “Turkish Stream”, ma Tsipras, correggendo Putin, lo ha ribattezzato “Greek Stream”, e dovrebbe entrare in funzione all’inizio del 2019, data in cui la Russia ha deciso che il suo gas non attraverserà più l’Ucraina.
Quanto sia realizzabile questo progetto che sta molto a cuore a Mosca non è dato sapere. Ankara infatti non pare poi così convinta. Se in un primo momento si pensava che il “Turkish Stream” potesse essere un’alternativa al Trans-Anatolian Gas Pipeline (Tanap, che in territorio ellenico diventa Tap), ora si crede che questo nuovo gasdotto non sia competitivo. Va aggiunto che la Botas (la compagnia petrolifera turca) già compartecipe alla costruzione del Tanap, sta puntando i piedi in quanto non coinvolta direttamente nel progetto russo.
Questo è stato il nocciolo dell’incontro tra Tsipras e Putin, il quale con la promessa di una “caparra”, ha “by-passato” la legislazione europea che vieta a terzi di investire sul suolo europeo su progetti di carattere energetico. “Siamo pronti non solo a finanziare i progetti che abbiamo discusso, ma anche a risolvere i nostri rapporti finanziari”, ha affermato Putin nel corso della conferenza stampa. In altre parole, il costo di questo gasdotto verrebbe sostenuto in toto da capitali russi (dai 2 ai 4 miliardi di euro) e la Grecia diventerebbe un “hub” energetico del Sud Europa.
Dal futuro al presente. Ieri sono stati versati i 448 milioni di euro sul conto del Fmi e sempre ieri Atene ha ricevuto dall’Euroworking Group la proroga di sei giorni lavorativi per presentare delle proposte che vengano accettate dai creditori in merito a riforme delle finanze pubbliche, del sistema pensionistico, dei rapporti di lavoro, così da arrivare a un accordo entro il 24 aprile, giorno in cui si riunisce l’Eurogruppo. Il rappresentante ellenico ha chiarito ai colleghi dell’Euroworking Group che le casse statali possono coprire i bisogni finanziari fino al 24 aprile, tuttavia ha aggiunto di non essere in grado di presentare nuove proposte.
Neppure per la Santa Pasqua (la più sentita ricorrenza nazionale) si può stare tranquilli, nonostante le rassicurazioni del governo che tutto verrà risolto. Stupisce, ma ormai non ci si fa più caso, la superficialità di certe dichiarazioni: “I soldi ce li daranno. A loro non conviene non darceli. Non indietreggeremo di fronte alle loro pressioni e otterremo un accordo. Non possono distruggere l’Europa perché qualcuno vuole l’aumento del Fpa (Iva) per Mikonos e Santorini”. “Tuttavia se ci saranno delle difficoltà potremmo imporre delle tasse straordinarie per i redditi alti”.
Qual è la soglia minima dei redditi alti? Quale la sua percentuale sul totale? Poco importa, così come poco importa se le industrie (piccole e medie) non sono in grado di pagare il “regalo di Pasqua” (l’equivalente di mezza mensilità) ai propri dipendenti, mentre lo Stato garantisce – e lo ribadisce quasi giornalmente – lo stipendio dei suoi impiegati, saccheggiando le casseforti di pensioni e società pubbliche. Le previsioni comunque danno per domenica bel tempo. Il freddo vento russo lascerà il posto al caldo sole mediterraneo.