«Senza significativi sgravi fiscali universali che vadano a incidere sulle aliquote Irpef per tutti la nostra economia continuerà a essere asfissiata». Sono le parole di Oscar Giannino, giornalista economico, secondo cui «dobbiamo mettere in conto che l’Isis in Libia comporterà un peggioramento delle condizioni generali dell’economia, e che se la partita greca sfugge di mano l’Italia sarà la prima a subirne il contagio». Il Centro studi di Confindustria ha reso noto che “l’economia italiana è pronta a tornare a crescere e con ogni probabilità già nei primi tre mesi dell’anno il Pil dovrebbe evidenziare un segno più a livello congiunturale”, pari allo 0,2%. Morgan Stanley ha previsto che “il tasso di crescita schizzerà di 100 punti l’anno passando dal – 0,4% del 2014 al +0,7% del 2015 e poi al +1,7% nel 2016”. D’altra parte però l’Indice Pmi dell’Eurozona è calato da 54 a 53,5.
Che cosa ne pensa delle stime di Confindustria sull’Italia?
Lo 0,2% è la previsione più ottimistica sulla crescita del Pil nel primo trimestre. Nel momento in cui scattano la decontribuzione per i nuovi contratti a tempo indeterminato e il contratto a tutele crescenti, tutto ciò che racimoliamo sono due decimi di punto. Significa che siamo comunque nell’ambito di un’aspettativa annuale tra lo 0,6% e lo 0,8%: nell’Ue a 28 è la peggiore crescita dopo quella di Cipro. Le aspettative sono orientate verso una crescita molto moderata.
L’Indice Pmi dell’Eurozona cala da 54 a 53,5. Che cosa indica?
Indica che sulla ripresina continuano a gravare molte incertezze. Queste ultime non riguardano il fatto che non ci siano più questi fattori, ma su come possano mutare rispetto alla congiuntura mondiale. Siamo entrati da qualche anno in un quadro complessivo in cui crisi internazionali come quella russo-ucraina, l’Isis, le asimmetrie tra le politiche monetarie delle banche centrali hanno dimostrato di potere cambiare significativamente le condizioni economiche nell’arco di tempi anche molto stretti.
Con quali conseguenze?
Negli ultimi due anni abbiamo dovuto correggere significativamente al ribasso le stime del commercio mondiale. Quest’ombra resta proiettata anche sullo scenario attuale. Le imprese stimano con fiducia i fattori che vengono dal’esterno, ma i dati reali sono di mese in mese molto variabili. Il principale volano dell’economia italiana è l’export, ma resta il fatto che abbiamo una stima di crescita troppo bassa rispetto ai nostri concorrenti.
Che cosa andava fatto?
Di fronte a questa ripresina asfittica, bisognava aggiungere delle nuove decisioni che confortassero i primi segnali di ripresa. Occorrevano degli incentivi aggiuntivi rispetto a quelli già decisi dal governo, attraverso una manovra sui conti pubblici che ricavasse spazio per nuovi significativi sgravi fiscali al lavoro e all’impresa.
Come valuta il Def 2015?
La scelta del governo con il Def è quella di assumere una prospettiva fin troppo ottimistica per i prossimi anni, in quanto mi domando su quali basi si possa prevedere che il cambio dell’euro e il prezzo del petrolio rimangano in queste condizioni fino al 2019. Serviva intervenire adesso, per evitare di limitarci a beneficiare passivamente di condizioni esterne favorevoli.
Come andrebbe utilizzato il tesoretto?
Il governo farebbe bene a fare marcia indietro per quanto riguarda il tesoretto. Tutto fa pensare che l’Ue boccerà la reverse charge sulla grande distribuzione, da cui il governo si aspettava 300 milioni di entrate. Se a ciò si aggiungono i 700 milioni per lo split payment, tutto il tesoretto da 1,6 miliardi sarà annullato. Lo avevano anticipato la Banca d’Italia e il servizio di Bilancio del Parlamento, ora è meglio che se ne renda conto anche il governo.
Come vede la situazione dal punto di vista occupazionale dopo il Jobs Act?
È questo il vero problema. Restiamo lontanissimi da un percorso pluriennale che ci consenta di assorbire nel medio termine i 3 milioni di disoccupati e di alzare il tasso di partecipazione al mercato del lavoro da parte di giovani e over 55. Queste sono le vere sfide, anche se di risposte politiche non ne vedo.
Il governo non sta facendo le riforme necessarie?
Il punto è che il governo sta concentrando le sue energie su una legge elettorale che serve per andare a votare l’anno prossimo. Ciò significa rinviare ulteriormente interventi decisivi su spesa e imposte. Senza significativi sgravi fiscali universali, che vadano a incidere sulle aliquote Irpef per tutti, la nostra economia continuerà a essere asfissiata.
Quanto pesa la situazione in Libia sulla congiuntura economica?
Nel Consiglio europeo straordinario non si è parlato di potenziare le operazioni di salvataggio dei migranti, bensì di un’agenda politico-militare che ha sullo sfondo l’Isis e la nuova Libia. Non illudiamoci che il Califfato non avrà influenza sui fondamentali esterni che sostengono la ripresina italiana. Proprio per questo noi dovremmo assumere decisioni indipendenti dall’eccesso di fiducia sull’andamento esterno.
Che cosa si aspetta intanto dalla Grecia?
Il caso greco è stato derubricato a una questione secondaria, perché continuiamo a ripetere che noi siamo immuni dal contagio. Capisco che Padoan lo annunci per rendere tutti più sereni, ma questa è una sciocchezza totalmente infondata. Se la partita di Atene sfugge di mano, noi saremo i primi in pochi giorni a vederne gli effetti sui maggiori oneri e sui rischi del debito sovrano italiano.
(Pietro Vernizzi)