La Grecia rimborserà il Fondo monetario internazionale il prossimo 9 aprile, come previsto. Christine Lagarde incassa le rassicurazioni del ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, volato a Washington, dove aveva in programma anche degli incontri con esponenti del Tesoro Usa per ottenere un sostegno politico. Ma gli americani sono stati chiari, invitando la Grecia a collaborare con i tecnocrati europei. Era proprio necessario che la signora Lagarde interrompesse la sua domenica di Pasqua per incontrare personalmente il ministro? Non bastava una telefonata intercontinentale?
Il perché alla domanda da Atene non trova risposta, anzi l’incontro tra i due ha creato la cacofonia in seno al governo. “Ovviamente, Varoufakis e Lagarde hanno affrontato anche i temi dei contratti di lavoro e del sistema pensionistico, ma la parte ellenica ha sottolineato che su queste due questioni il governo non può fare passi indietro”, è stato il commento del portavoce di Tsipras. Immediata la smentita da parte del ministero delle Finanze: il Fmi non ha posto nessuna questione riguardo a queste misure. Di certo si sa soltanto che le divergenze nelle trattative tra Atene e Bruxelles restano proprio su questi due temi che comportano tagli e sull’aumento dell’Iva in alcune isole ad alta intensità turistica che però si accompagna con una alta percentuale di evasione fiscale.
Varoufakis è volato a Washington per ottenere un sostegno da parte dell’Amministrazione Obama, ma è stato invitato a rivolgersi ai partner europei. Oggi Alexis Tsipras vola a Mosca per incontrare Putin, dove dovrebbe trovare invece sostegno politico ed economico. “Sarà un anno cruciale per la Russia verso la Grecia e per la Grecia verso la Russia. L’anno prossimo inoltre festeggiamo il 70° anniversario della grande vittoria antifascista, la vittoria dei popoli contro il nazismo. Questa ricorrenza ha una grande importanza per il popolo russo e per quello greco”, ha dichiarato in una intervista all’agenzia Itar-Tass il primo ministro. E ha aggiunto: “Penso che la Grecia, quale membro della Ce deve essere un ponte tra l’Occidente e la Russia”.
Musica per le orecchie di Putin, stonature per gli alleati e creditori europei. Inutile negare che questo viaggio ha creato non pochi problemi ai partner europei che hanno definito la Grecia “il cavallo di Troia” per smantellare la Comunità europea. Ma sarebbe meglio aspettare il risultato concreto di questo “Plan P(utin)”. Si parla di accordi commerciali in campo alimentare perché la Russia dovrebbe togliere l’embargo sui prodotti ellenici in arrivo a Mosca (la Grecia con le sanzioni ha perso circa 600 milioni). Si parla anche di una riduzione del 40% sul prezzo del metano russo (indiscrezione che arriva da un quotidiano moscovita) e sempre in tema energetico si pensa che verrà discusso il progetto russo del Turkish Pipeline che dovrebbe collegare Russia-Turchia-Grecia- Belgrado e poi Europa.
Un progetto, questo, perseguito dal ministro dell’Energia, Panagiotis Lafazanis, il quale da buon ex-comunista non pentito vede con molto favore la stretta collaborazione tra Grecia e Russia in funzione anti-europea. Quale destino avrà il Tap in cui sono interessati gli azeri a est e gli italiani a ovest? Collaborazione benedetta anche dal ministro della Difesa, Panos Kammenos, il quale continua a stupire con le sue dichiarazioni di questo tono: se arriviamo alla rottura ci rivolgeremo a Russia, Cina e Usa. Su un tema diverso, lo stesso ministro ha spiegato la sua decisione paventando l’ingerenza turca nell’Egeo. Chiamare in causa l’espansionismo ottomano è sempre una buona carta da giocare. Quale decisione? Spendere 500 milioni di dollari per revisionare alcuni aerei militari della Lockeed vecchi di 35 anni. L’accordo è già stato firmato e ha creato parecchi malumori tra i deputati di Syriza, i quali hanno spiegato che in tempo di crisi la somma poteva essere spesa diversamente. Ma questo è il prezzo di uno degli articoli del catalogo Kammenos che Tsipras deve pagare.
A parte alcune divergenze (ordine pubblico e la legge sulla abolizione dei carceri di massima sicurezza) la coppia Tsipras-Kammenos non soffre alcuna crisi, anche se alcuni ambienti europei vorrebbero che il primo ministro scaricasse il suo alleato e l’ala sinistra del suo partito per dare vita a un governo più moderato e filo-europeo. Forse non afferrano in pieno l’antropologia politica della sinistra ellenica. E poi queste notizie non dovrebbero essere prese sul serio per la semplice ragione che, all’interno, rafforzano e irrigidiscono la posizione del governo. E qualora qualcuno volesse far cadere Tsipras si troverebbe, in questo momento, spiazzato. Non esiste un’alternativa percorribile, anche se, stando all’ultimo sondaggio, i consensi verso Syriza sono scesi.
Paradossalmente il più sicuro garante politico del primo ministro è proprio l’ex Premier Antonis Samaras: finché sarà Presidente di Nuova Democrazia il partito non avrà alcuna prospettiva di vittoria. Al partito conservatore servirebbero facce nuove, un nuovo linguaggio e una nuova proposta politica. Ma Samaras non cede forse perché convinto che il governo Tsipras sia “una parentesi”.
Sinistra e destra hanno votato martedì scorso la proposta dell’istituzione di una commissione parlamentare che indagherà sulle scelte politiche che hanno portato la Grecia sotto il tallone dei due Memorandum. In Parlamento, durante il dibattito, si è assistito a scene viste nelle volte precedenti. Accuse, contro accuse, attacchi personali e sgarbi istituzionali: la “Voulì” (Parlamento) lavora in queste condizioni, purtroppo. Dalle dichiarazioni emerge comunque un fatto certo: i veri “colpevoli” sono Jorgos Papandreou ed Evangelos Venizelos. I diciassette parlamentari avranno un duro lavoro da svolgere, di sicuro emergerà una qualche verità, si dubita che sia quella oggettiva.
Tsipras nel suo intervento ha, come di consueto, recitato il suo canovaccio imbastito di orgoglio e pregiudizio. “La Grecia – rivolgendosi a Samaras – non è uno Stato vassallo. Presto capirete anche voi che la Grecia è uno stato sovrano, nonostante le difficoltà che ha passato negli ultimi cinque anni. La Grecia ha una importanza geopolitica. È un Paese con cui i partner e i creditori non possono giocare. E ve ne accorgerete presto”. Bruxelles è avvertita: non un passo indietro.
Presto, quando? Si è chiesto un fine commentatore. Anche in questa settimana santa (gli ortodossi festeggiano la Pasqua domenica 12 aprile) lo sguardo è rivolto a Bruxelles più che a Gerusalemme da dove, venerdì sera, arriverà la fiamma sacra accesa nella Basilica del Santo Sepolcro, e trasferita ad Atene su un volo aereo speciale. Domenica prossima il tavolo pasquale sarà più caro del 5,3% (stando alle analisi della Confederazione del Commercio). Un adagio ellenico dice: “Kathe persi ke kalitera” (traduzione letterale: “Ogni anno passato è migliore”), che dovrebbe corrispondere al nostro “Si va di male in peggio”.