Alexis Tsipras non è Alessandro Magno: non riesce a tagliare il nodo gordiano delle trattative. Neppure dopo il caloroso incontro a tre di ieri a Riga, con Frau Merkel e Monsieur Hollande (ma dov’era il nostro Matteo Renzi?), in cui si è discusso in maniera “costruttiva” dello stato delle cose (e delle casse elleniche vuote), il duo, Merkel-Hollande, ha rimandato Tsipras al “Brussels Group” e lo ha invitato a concludere il secondo programma di salvataggio con una seria valutazione finanziaria – che Atene si intestardisce a non volere – che indichi i progressi fatti da Atene, passo indispensabile per ottenere il via libera dalle “istituzioni” (ex Troika) all’emissione di una tranche del prestito, per ora in sospeso fino a nuovo ordine, anche in attesa delle decisioni del Fmi, perché, dicono i tedeschi, senza la sua partecipazione non ci sarà alcun accordo.
Il giovane Alexis Tsipras ha insistito sul fatto che la trattativa deve concludersi entro la fine di questo mese, che ci sia una prospettiva di un’uscita dalla crisi attraverso un programma di lungo respiro, che si vari un piano di investimenti per il “giorno dopo” e che Atene riceva finanziamenti non solo per i prossimi tre mesi “caldi”, ma un pacchetto di aiuti per il biennio 2015-2016. A fine colloquio, il primo ministro ellenico si è dichiarato “fiducioso”. Così pure il portavoce del governo che ha dichiarato: “Non vogliamo entrare nella procedura del finanziamento con il contagocce”. Sia chiaro, ha ribadito il portavoce, che la linea del governo è quella di coprire prima i bisogni interni e poi onorare i debiti. E “non siamo disposti a continuare nell’errore, commesso fino a oggi, di tagliare le pensioni, di continuare la politica dell’austerità e di aumentare le aliquote del Fpa (Iva)”.
Su queste ultime si sta discutendo a Bruxelles con i tecnocrati, che chiedono un aumento dell’aliquota più bassa. Se verrà accettata questa proposta, i greci vedranno aumentare i conti da pagare. Intanto restano in attesa di conoscere l’ammontare della tassa sulla prima casa: verrà diminuita soltanto se il governo avrà il tempo di ricalcolare i valori catastali che oggi superano, in molti casi, il valore di mercato degli immobili.
Comunque, dietro le quinte, ognuno è rimasto sulle sue posizioni, con i tedeschi che credono che a un certo punto la sofferenza economica e finanziaria della Grecia diventi così grande da costringere il nuovo governo a rinunciare alle proprie pretese, e con i greci che ritengono che la minaccia di una crisi finanziaria in Europa spingerà la Germania a fare marcia indietro all’ultimo momento. E se si sbagliassero entrambi? O se sbagliasse Atene? E se il tempo a disposizione non fosse sufficiente per Alexis Tsipras? E più trascorre il tempo, più si evidenzia la mancanza di una sua strategia politica di lungo respiro perché deve continuamente fare i conti con la sua “opposizione interna” e con un alto tasso di demagogia di alcuni suoi ministri.
A breve Tsipras dovrà scegliere. Per ora rimanda, in attesa di firmare un accordo e di sentire subito dopo il parere del suo gruppo parlamentare, e la segreteria politica di Syriza che si riunisce in questo fine settimana. Ieri, e a nemmeno 24 ore dai colloqui di Riga, il suo ministro Lafazanis ha ribadito il suo pensiero: “La Grecia non è una Repubblica delle banane, tantomeno un protettorato”, dunque “i negoziati servono perché non vogliamo arrenderci e vogliamo un accordo compatibile con il nostro programma, che tenga in piedi il Paese e aiuti il popolo a uscire dalla crisi”. Poi dovrà decidere. Finora, molte sue scelte si sono rivelate sbagliate.
A oggi l’investitura di Yanis Varoufakis si è rivelata corretta? Un politico con il senso del realismo e con una strategia politica precisa avrebbe fatto la stessa scelta? Lui, il “divo” Yanis parla troppo (ma parla un inglese fluente). Come reagiranno i colleghi europei nel corso del prossimo Eurogruppo, dopo che il ministro ha dichiarato prima, e smentito poi, di aver registrato i colloqui dell’ultimo vertice di Riga? “Per ragioni di confidenzialità non li renderò pubblici”. Ma potrebbero essere pubblicati tra un anno o due, quando Varoufakis sarà un semplice deputato, e scriverà le sue “memorie” sulla crisi. Parteciperà al prossimo Eurogruppo? Chissà, forse sta preparando le sue trionfali dimissioni. È stato chiaro al riguardo: “Non firmerò un accordo che vada contro i miei principi etici”. Se questa non è una dichiarazione di critica al primo ministro, come si dovrebbe interpretare?
Vien da pensare che i greci stiano assistendo al primo atto di una tragicommedia. Nel secondo atto è protagonista Zoi Konstantopoulou, la Presidente del Parlamento voluta da Tsipras ed eletta anche con i voti dell’opposizione. La “pasionaria” Zoi dimentica spesso il suo ruolo istituzionale. In un paio di occasioni è scesa dallo scranno più alto del Parlamento per attaccare, quale semplice parlamentare, i suoi oppositori politici. Ha spesso criticato il suo primo ministro. Ha recentemente aggredito verbalmente un colonnello della polizia che eseguiva degli ordini, dopo essersi assicurata che le camere televisive la seguissero e registrassero le sue proteste.
Interrogata da un giornalista che chiedeva un commento all’episodio, il Presidente ha messo sotto accusa il ruolo della stampa che dovrebbe, secondo lei, evidenziare gli sforzi dei ministri nell’affrontare i problemi causati dal Memorandum e non adottare una campagna di disinformazione voluta dai media che invece ne hanno beneficiato. E ha attaccato i canali televisivi: “Nel periodo in cui mancavano i farmaci per i malati di cancro, non si trovavano medicine nelle farmacie, certi canali televisivi non hanno pagato le loro tasse. Sarò soddisfatta se vedrò trasmesse queste mie dichiarazioni per sapere se abbiamo, in questo Paese, un’informazione libera”. Il comprimario, Panos Kammenos, ministro della Difesa e alleato di governo, ha poche battute nello spettacolo. Poche ma significative: con l’ultima, ha proposto alla Nato la creazione di una nuova base sull’isola di Karpantos.
Prima che cali il sipario, sarebbe interessante sapere quali sembianze assumerà il “deus ex machina” che illustri un futuro dignitoso per questo Paese, che vive in un limbo meta-democratico.