“Se parlassimo solo con la Commissione europea avremmo già firmato l’accordo”, sostenevano fonti governative. Invece il Fmi fa resistenza. Mentre gli europei chiedono misure per il biennio 2015-2016 per 4-5 miliardi (che il Governo ellenico ha accettato), il Fmi pensa che queste misure non abbiano alcuna ripercussione per l’anno in corso, di conseguenza l’asticella viene spostata verso i 7 miliardi. “Chi può firmare tagli di 2,7 miliardi (1,5% del PIL) fino a fine 2016 come chiede il Fondo?”, si sostiene ad Atene.
Numeri, notizie e smentite. Districarsi non è impresa facile, da almeno tre mesi. I fatti invece registrano intensi colloqui a tre – Tsipras, Merkel e Hollande – per arrivare a un’intesa “politica”, in considerazione del fatto che i colloqui del Brussels Group segnano dei progressi. Altri fatti dicono che questa sarà per Atene una settimana critica: trattative e pagamento della prima rata di giugno verso il Fmi. I nodi sono sempre gli stessi, anche il clima, se si esclude la “cortesia” e lo “spirito di cooperazione” tra i tre protagonisti politici, non è molto cambiato, siamo sempre in frizione con i tecnocrati che esigono numeri e proposte concrete. Si sta lavorando a una bozza conclusiva che potrebbe essere approvata entro la fine di questa settimana.
Da Berlino, dove si incontreranno Frau Merkel, Monsieur Hollande e Jean-Claude Juncker, Tsipras aspetta la “fumata bianca”, perché fonti comunitarie sostengono che nelle prossime ventiquattro ore si potrebbe arrivare a un accordo. E sarà metà del percorso. Lo aspetta la metà in salita.
Atene insiste di aver fatto tutto il possibile. Anzi, Alexis Tsipras, che non ha ancora imparato l’arte della diplomazia, in un intervento sul francese Le Monde di domenica, ha usato parole piuttosto ingombranti nei confronti di alcuni “rappresentanti istituzionali” (il teutonico Schauble?). Il Tema: “Il popolo greco ha osato contestare la visione a senso unico dell’austerità rigorosa del memorandum”. Lo svolgimento: “Bisogna dire le cose come sono: se non siamo ancora arrivati a un accordo, non è a causa della nostra intransigenza o di posizioni incomprensibili”, si legge. “È piuttosto a causa dell’ossessione di certi rappresentanti istituzionali, che insistono su soluzioni irragionevoli mostrandosi indifferenti davanti al risultato democratico delle recenti legislative in Grecia, così come davanti a posizioni di istituzioni europee e internazionali che si dicono pronte a dimostrare flessibilità per rispettare le urne”.
Ancora più dura, poi, la spiegazione di “questa ossessione”: “Una spiegazione facile sarebbe dire che risulta dall’intenzione di certi rappresentanti istituzionali di coprire il fallimento del loro programma e ottenere un’autoconferma di qualche tipo”, osserva Tsipras. Ma “non credo che l’avvenire dell’Europa potrà dipendere da questa ossessione e dalla perseveranza di alcuni attori”. Il leader di Syriza ha poi ammonito che “se alcuni pensano o vogliono credere che la decisione che ci aspetta non riguarderà altri che la Grecia, si sbagliano. Li rimando al capolavoro di Ernest Hemingway ‘Per chi suona la campana?'”.
L’Europa è infatti a “un bivio cruciale tra due strade: l’una vede un maggiore approfondimento dell’integrazione europea, la seconda conduce a una rottura e a una divisione dell’Eurozona”. Se l’Europa scegliesse la seconda strada, il primo passo, scrive Tsipras, sarebbe la creazione di una zona euro a due velocità, “dove il nucleo centrale impone le regole di austerità e un superministro delle Finanze sarà dotato di un potere immenso con il diritto di rifiutare i budget delle nazioni e anche di quegli Stati sovrani che non si adatteranno alle regole del neoliberismo estremo”. “Di questa soluzione la Grecia sarebbe la prima vittima”, ma più in generale “avvierebbe un processo di incertezza economica e politica che potrebbe trasformare profondamente gli equilibri dell’insieme del mondo occidentale”.
“Il popolo ha osato contestare la visione a senso unico dell’austerità rigorosa del Memorandum per rivendicare un nuovo accordo. Un nuovo accordo che permetta alla Grecia di ritrovare il cammino della crescita nell’euro con un programma economico sostenibile”. Forse questa è l’ultima retorica provocazione prima della firma? Vuole rivolgersi alla base del suo partito? Su quali basi Tsipras e Syriza sono disposti ad accettare l’accordo?
Sarà soltanto il tempo a dimostrare se l’analisi politica di Tsipras è corretta e se le sue provocazioni erano mosse tattiche. Quando questa febbre delle trattative – che alla Grecia sta costando parecchi miliardi e ai suoi cittadini una lenta discesa verso l’indifferenza su quanto otterrà il governo – sarà svanita ci si augura che qualche giornalista di buona volontà ricostruisca con distacco gli eventi di questi ultimi quattro mesi. E come se non bastasse il fardello – un lungo fine settimana tra telefonate e riunioni – di trattare in prima persona, a Tsipras nell’ultimo fine settimana è caduta un’altra tegola sulla testa, forse inavvertitamente lanciata da Yanis Varoufakis. Il suo ministero ha deciso che il prossimo rappresentante di Atene nel Fmi sarà Elena Panaritis, sua consigliere speciale e componente delle delegazione ellenica a Bruxelles, prima che Tsipras scegliesse altri interlocutori.
Elena Panaritis, chi? Quarantadue parlamentari di Syriza hanno scritto a Tsipras protestando sulla scelta. Ma come il primo governo di sinistra – si legge nella lettera – invia al Fmi una ex parlamentare Pasok (inserita nella lista dallo stesso ex primo ministro Jorgos Papandreou) che, per giunta, ha votato a favore del primo Memorandum? Adesso che cosa farà Tsipras? Convaliderà la scelta del suo ministro o darà ascolto ai “compagni”, abrogando la scelta di Varoufakis.
Un problema in più che si poteva evitare. “Una cosa è essere presidente di un partito, un’altra primo ministro”, commentava un quotidiano, vicino al governo. Nel primo pomeriggio di ieri, è arrivata la lettera della Signora Panaritis, in cui annuncia la sua rinuncia all’incarico. Un’altra piccola crisi lasciata alle spalle. Resta lo strascico polemico sulla scelta di Varoufakis. “Il governo rappresenta quella parte del popolo che ha sanguinato negli ultimi anni, dunque la Signora non è la persona più adatta”, ha dichiarato uno dei parlamentari che hanno firmato la lettera a Tsipras. Ma ha anche aggiunto che “la Comunità europea si comporta peggio di Cosa Nostra” e ha sottolineato che ancora Cosa Nostra si comporta più onestamente. I “Razzi” non sono soltanto un nostro privilegio.