A Bruxelles, Tsipras si farà il nodo alla cravatta? Tutti si augurano una conclusione positiva. Almeno la Borsa di Atene che registra un grande interessi sui titoli bancari (in media +6%). Teorica, allo stato delle cose. Pragmatica quando, con il dossier sottobraccio, il primo ministro dovrà leggerlo ai suoi parlamentari. Alcuni di loro, almeno facendo fede alle dichiarazioni rilasciate fino a oggi, lo aspettano con il randello in mano. Dopo quattro mesi, è arrivato il momento della verità. Prendere o lasciare, magari discutendo su qualche particolare.
Comunque, i tedeschi insistono su riforme e tagli. Al solito tagliente come un rasoio. “Syriza ha vinto le elezioni sostenendo che esiste un semplice modo per restare in Europa – senza grandi tentativi per le riforme che sarebbero nell’interesse della Grecia […]. Personalmente, anche prima delle elezioni, ho suggerito a Tsipras di non fare certe promesse”. Parla Wolfang Schauble al settimanale “Wirtschaftswoche”. E chiarisce: sulla soluzione per la Grecia “io e la Signora Merkel abbiamo esattamente la stessa opinione”. L’intervista è uscita ieri, giornata cruciale per il destino ellenico. Per lui sono in discussione due bozze di accordo: quella europea-Fmi e quella di Atene. I contenuti sono alquanto distanti sulle solite “spine”: percentuale dell’attivo di bilancio, pensioni, privatizzazioni, mercato del lavoro, aliquote Fpa (Iva).
Da Atene, nella serata di domenica, era partita per Berlino la bozza di 47 pagine in cui erano contenute le proposte del governo. Lunedì Tsipras la presentava all’opinione pubblica sostenendo che i greci devono prepararsi a tempi difficili dopo che l’accordo per il debito di Atene sarà concluso. “Il giorno seguente, dopo la conclusione del negoziato, ci saranno delle difficoltà – ha detto -, ma ciò che chiede il popolo al governo è di farle in condizioni di giustizia e uguaglianza. Il governo ha un piano e la determinazione, la sua bussola è ciò che chiede la maggioranza della popolazione greca: una soluzione diversa rispetto ai programmi di salvataggio e sottomissione”. I greci “devono sentirsi orgogliosi, indipendentemente dal partito al quale appartengono”, ha proseguito Tsipras. Aggiungendo che ora era “la leadership politica europea” a decidere in merito. Le prime reazioni da Bruxelles non sono state positive.
Per arrivare a un accordo, Tsipras vola a Bruxelles, senza Yanis Varoufakis, per incontrare e ricevere da Jean-Claude Junker e da Jeroen Dijsselbloem la proposta di accordo redatta dalle “istituzioni”. Ma da Atene, Tsipras ribadisce che “si discuterà in merito alla nostra proposta” e si augura che l’Europa aderisca “al realismo”. Il presidente dell’Eurogruppo, in un’intervista, ha dichiarato che “manca poco a un accordo”. In merito alla bozza ellenica ha chiarito che si tratta piuttosto di un abbozzo che riguarda il bilancio statale, la Pubblica amministrazione, le pensioni e il mercato del lavoro.
Ieri, l’atmosfera era elettrica. Si spera che le “istituzioni” daranno una “foglia di fico” al governo per far accettare ai parlamentari Syriza l’accordo; oppure insisteranno per obbligare l’attraversamento della “linea rossa”? Nel secondo caso, il governo si troverebbe in difficoltà. In ogni caso, dicono fonti governative “si arriverà a un accordo”, e che soltanto allora verrà versata la rata del debito verso il Fmi.
Dalla sede di Syriza, dove ieri si è riunita la segreteria politica, gli animi sono agitati, così pure nel gruppo parlamentare che ha chiesto una riunione d’urgenza. La domanda è sempre la stessa: l’accordo rispetterà le promesse elettorali? Un’altra domanda se la pone l’opinione pubblica: quanti e quali saranno i nuovi sacrifici? Andremo a elezioni nel caso in cui non si arrivi a un accordo? E se elezioni saranno, con quali fondi? E nel frattempo che cosa succederà al Paese? Già si mormora sulle possibili date di elezioni anticipate: 28 giugno o 5 luglio. Sono sufficienti le parole di Tsipras: “Abbiamo quattro anni, meno quattro mesi per applicare il nostro programma”? Da oggi in avanti, il primo ministro dovrà dimostrare ai suoi “compagni” chi decide in ragione della tanto citata, spesso a sproposito, “volontà popolare”, e alla volontà popolare che è in grado di governare con i fatti e non con parole.
Quattro mesi sono stati spesi in chiacchiere e ricatti. Quella “simpatia” che aveva accompagnato la vittoria di Syriza e che aveva portato all’accordo del 20 febbraio è svanita. La Grecia è nelle mani di 149 prodi che ne decideranno il futuro. Tra di loro si possono trovare persone serie e responsabili, nostalgici della collettivizzazione e sognatori. E poi i nostalgici del culto della personalità: “Tsipras è un leader mondiale, di quelli che ne nasce uno ogni cent’anni”. È un mix tra l’ex presidente brasiliano Lula e Che Guevara.