“Bene i tagli delle tasse annunciati dal governo Renzi, ma ora occorre procedere a una riduzione della spesa pubblica o gli stessi interventi fiscali saranno solo una misura temporanea”. E’ il commento di Francesco Daveri, professore di Scenari economici all’Università di Parma ed editorialista del Corriere della Sera. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato una legge di stabilità espansiva da 27 miliardi di euro senza sforare il rapporto deficit/Pil del 3%. E ha garantito che nel 2016 cancellerà anche Irap e Imu per gli agricoltori.
Come giudica il taglio delle tasse su prima casa e altri immobili?
Il taglio sulla prima casa fa parte di un piano triennale di riduzione delle imposte. E’ una misura che nasce innanzitutto dalla necessità di pacificare le famiglie proprietarie della prima casa nei confronti dello Stato, piuttosto che non da una logica economica cogente.
E’ una misura necessaria dopo gli aumenti dell’Imu del governo Monti?
Spesso si dice che le imposte sulla casa sarebbero aumentate enormemente dal 2011 in poi, ma si dimentica di ricordare che fino al 2007 c’era l’Ici. Un’imposta sulla casa, cioè sull’unico bene capitale non mobile, esiste un po’ in tutti i Paesi anche per la stessa abitazione principale. La storia della Tasi è stata del resto travagliata, e a differenza dell’Imu non ha neanche quelle componenti di sgravio per le persone con il reddito più basso.
Meglio tagliare Imu e Tasi o piuttosto Irpef e tasse sul lavoro?
Il taglio di Irpef e tasse sul lavoro non sarà realizzato nel 2016 ma negli anni successivi, e del resto si era già intervenuti sul lavoro anche l’anno scorso. Riesco a comprendere questa misura come parte di un piano triennale di riduzione delle imposte che mira a trasmettere la sensazione che le tasse scenderanno. E’ ciò cui guarda il governo, e a me sembra un obiettivo condivisibile.
Ritiene che nel piano del governo manchi ancora qualcosa?
Il punto più importante, che però non è ancora stato realizzato, è finanziare questa riduzione di imposta su base triennale pari a circa 45 miliardi con riduzioni di spesa che dovrebbero essere commisurate a questa cifra. Queste riduzioni d’imposta, se non sono coperte da commisurate riduzioni di spesa, rischiano di essere temporanee o di portare ad aumenti di imposte locali.
Per l’Istat le importazioni sono in aumento. Significa che le tasse gravano più sulle imprese che sui consumatori?
In questa fase i dati macroeconomici mostrano una ripartenza dei consumi e degli investimenti, cui però fa seguito un aumento del Pil più limitato rispetto a quanto ci si sarebbe potuti aspettare a fronte di una ripartenza della domanda. A registrare un vero e proprio boom sono infatti le importazioni. Questo è indice di quegli stessi processi di globalizzazione che portano a fare outsourcing e offshoring, cioè a spostare sempre più spesso la produzione della parte componentistica fuori dal nostro Paese anziché tenerla nell’indotto.
E’ una tendenza europea?
No. A colpire guardando i dati è che il boom delle importazioni che si registra in Italia non si osserva nelle altre parti dell’Europa come in Spagna, Germania, Francia e Regno Unito. Paesi come il nostro non sperimentano un analogo boom delle importazioni, a fronte di una ripresa che è associata a un aumento della domanda.
Renzi ha annunciato che l’anno prossimo il debito calerà. Intende dire che ha in mente delle misure taglia debito?
Le privatizzazioni sono contabilizzate già dalla Finanziaria 2014 per contributi pari a circa lo 0,7% del Pil ogni anno. E’ quindi una strada sulla quale bisognerà continuare. Quest’anno sono state poste in essere misure che hanno portato a una parte di questi introiti, e bisognerà procedere in questa direzione. Il premier Renzi ha in mente che un’accelerazione della crescita economica porterà a una riduzione del rapporto debito/Pil rispetto al passato.
(Pietro Vernizzi)