Pier Carlo Padoan ha già tracciato a grandi linee l’impianto della Legge di bilancio, che avrà un’entità di circa 15 miliardi di euro, con uno sforzo per evitare l’aumento dell’Iva e misure pro-crescita concentrate sul taglio del cuneo fiscale per le nuove assunzioni di giovani e il rinnovo dell’iper-ammortamento nell’ambito di Industria 4.0. Questo per rafforzare i segnali di miglioramento economico registrati anche dalla nota mensile dell’Istat. Resta da capire se l’Ue consentirà di ampliare il deficit/Pil al 2,1%, anziché all’1,8% cui sembra disposta ad arrivare rispetto all’1,3% ipotizzato nel Def. Sull’impianto della prossima manovra abbiamo chiesto un parere a Leonardo Becchetti, Professore di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata.
Professore, partiamo proprio da questa vicenda del deficit/Pil…
Probabilmente per restare all’1,8% bisognerà “raschiare il barile” della spending review, rischiando di andare a togliere ancora risorse all’istruzione, alla sanità, con conseguenze che possono essere negative sulla vita delle persone. Bisognerebbe cercare di andare a vedere gli effetti delle politiche di bilancio e non solo fare analisi di budget. Onestamente non vedo un’esigenza così forte per stare all’1,8%. Anche perché si continua a non capire che le scelte di bilancio incidono anche sulla crescita.
Forse la preoccupazione europea è tenere basso il deficit per far scendere il rapporto debito/Pil.
Possiamo garantire un percorso di rientro del debito da raggiungere in modo diverso. Se noi con un deficit leggermente più alto finanziamo spese ad alto moltiplicatore (su infrastrutture, istruzione, sanità, ecc.) otteniamo una crescita del Pil più che proporzionale e questo alla fine riduce il rapporto debito/Pil. Io sarei più attento a individuare e finanziare queste spese intelligenti, piuttosto che cercare nuovi tagli.
Quale può essere un esempio di questo tipo di spesa?
Il fattore chiave che a mio avviso ha dato uno stimolo importante alla crescita è stato l’iper-ammortamento che ha rilanciato gli investimenti, ma che ha rappresentato un aumento di deficit, non una sua riduzione. Inoltre, la Bce ha detto che gli investimenti in istruzione e salute favoriscono la crescita, perché aumentano il capitale umano della popolazione, dando quindi un’ulteriore conferma del fatto che non ha senso parlare solo di livello del deficit.
Padoan ha fatto capire che c’è l’intenzione di confermare l’iper-ammortamento e di puntare anche sul taglio del cuneo fiscale, oltre che sul blocco dell’aumento dell’Iva. Cosa ne pensa?
Insistere sull’iper-ammortamento è fondamentale: defiscalizzare o detassare gli investimenti in innovazione in un periodo come questo è importantissimo. La riduzione delle tasse sul lavoro è altrettanto importante, per far sì che la crescita produca anche effetti sull’occupazione. Trovo anche positivo il fatto che si voglia estendere l’obbligo di fatturazione elettronica, così da ridurre l’evasione sull’Iva.
A proposito di misure fiscali, sembra che sia in vista una revisione di sconti e detrazioni, le cosiddette tax expenditures…
Bisognerà vedere nel concreto di quali si tratta, perché l’Italia è già un Paese non family friendly. Quindi c’è il rischio di andare a tagliare quelli che sono i già scarsi sostegni alle famiglie. In questo caso non sarei assolutamente d’accordo.
Non trova che nella sua impostazione questa Legge di bilancio sia in qualche modo in discontinuità con la precedente?
In un certo senso è così, penso perché è cambiato il contesto, la crescita si è irrobustita e si è anche intuito che alcune misure sono state più positive di altre, come quelle per rilanciare gli investimenti. La trovo una finanziaria meno elettoralistica. Sarebbe fondamentale che i tecnici che stanno lavorando in questo momento al Governo possano continuare a farlo anche in futuro. Mi sembrano persone competenti, equilibrate, che stanno gestendo in maniera corretta questa fase.
C’è qualche intervento che aggiungerebbe a questa manovra?
Credo sia essenziale la rimodulazione dell’Iva sulla base della sostenibilità sociale e ambientale delle filiere. Se vogliamo risolvere i grandi problemi che abbiamo davanti (come il riscaldamento globale, la qualità e la dignità del lavoro) c’è una sola strada nella globalizzazione: usare la politica delle imposte sui consumi per premiare chi sta portandoci più rapidamente verso una sostenibilità sociale e ambientale. Anche con una manovra a saldo zero.
In che modo?
Si potrebbero aumentare le imposte su alcune concessioni (cave e autostrade, per esempio), riducendo al 4% l’Iva sui prodotti di uso e riciclo. Credo che sia importante che lo Stato dia segnali in questa direzione. Questo si può fare sia sul fronte ambientale, che su quello occupazionale, premiando le filiere dove c’è una certificazione di qualità e dignità del lavoro.
(Lorenzo Torrisi)