«Attenzione a non confondere il Vix, il cosiddetto indice della paura, che misura la volatilità implicita, con la volatilità storica, quella a cui si fa riferimento quando si parla di “mercati molto volatili”». Fatta questa doverosa premessa, Alessandro Magagnoli, cofondatore di Financial Trend Analysis (società che si occupa tramite il sito www.ftaonline.com di analisi dei mercati finanziari), invita a non farsi prendere dal panico, visto che «quella che stiamo vivendo è una fase di correzione, sia a Wall Street che a Piazza Affari, ma non c’è ancora l’inversione ribassista del trend». Dunque, per un investitore/risparmiatore prudente, l’atteggiamento deve rimanere «positivo, ma attendista».
Partiamo da questo famigerato Vix. Che cos’è?
Il Vix è un indice che misura la volatilità attesa a 30 giorni relativa ai singoli titoli dell’indice americano S&P 500, e viene quotato sulla base degli scambi che avvengono sul Chicago Board Options Exchange, il più grande mercato mondiale delle opzioni. Il Vix misura quella che si definisce la volatilità implicita, simile come andamento alla volatilità storica, che è un indice statistico di rischiosità, mentre differisce dalla mera osservazione delle oscillazioni più o meno ampie dei listini, quella alla quale si fa riferimento quando di parla di “mercati molto volatili”. La volatilità implicita, espressa dal Vix, ha un comportamento più ricorsivo rispetto a quello degli indici di Borsa, tende cioè a oscillare in un intervallo più facilmente identificabile tra valori minimi, con un “pavimento” storicamente intorno a 8-9 punti, e valori massimi, che superano raramente i 30 punti.
Ed è così importante tenere sotto osservazione l’indice di volatilità?
Il Vix tende a muoversi in modo opposto all’indice di riferimento. Le due caratteristiche, andamento ondulatorio e direzione opposta a quella del mercato azionario, fanno sì che al raggiungimento di valori particolarmente bassi dell’indice di volatilità si affianchino aspettative di una sua ripresa e di conseguenza di una flessione della Borsa. Il Vix è rimasto sui minimi storici da settembre 2017 e ha stazionato in quell’area per i tre mesi e mezzo successivi, facendo aumentare il timore che sullo S&P 500 si stesse preparando una tempesta ribassista. Nel frattempo, mentre il Vix era schiacciato sui minimi storici, l’indice S&P è salito da 2.530 di ottobre 2017 fino a 2.875.
Perché viene chiamato l’indice della paura?
In questi giorni i movimenti amplificati dei mercati, e lo stesso brusco andamento al rialzo del Vix, possono essere giustificati anche dal fatto che sempre più fondi e gestori utilizzano algoritmi basati proprio sulla volatilità come misura del rischio. Più la volatilità sale, più scattano questi meccanismi automatici di vendita degli asset in portafoglio per ridimensionarne la rischiosità e più i movimenti degli indici tendono ad ampliarsi. Comunque il Vix era chiamato indice della paura ben prima che sui mercati irrompessero i sistemi che prendono decisioni in automatico. Sostanzialmente il Vix è un indicatore di sentiment, cioè uno strumento che cerca di misurare la fiducia degli operatori sulle prospettive dei mercati, e viene utilizzato con logica “contrarian”: quando i suoi valori sono molto bassi, gli operatori ne presagiscono un rimbalzo, e questo, a causa della relazione inversa con la Borsa, spinge a temere un calo delle azioni.
Come si utilizza il Vix in analisi tecnica?
Il Vix viene normalmente utilizzato da chi opera sul mercato delle opzioni. Per gli analisti tecnici, invece, diventa un indicatore utile principalmente quando si trova sui minimi o sui massimi della sua fascia di oscillazione abituale. Quando si muove nella fascia intermedia, quella per intenderci tra i 10 e i 15 punti, non fornisce indicazioni previsionali utili.
Il Vix, si diceva prima, si è risvegliato bruscamente dopo quel trimestre di sonnolenza. Che cosa ha turbato questo indice che mette così turbamento ai mercati?
Il rialzo del Vix è più conseguenza che causa del ribasso del mercato azionario americano. Quando le azioni scendono, la volatilità sale. Piuttosto il risveglio del Vix è legato al mercato obbligazionario Usa, in particolare ai titoli di Stato americani. Gli ultimi dati sui redditi dei lavoratori dipendenti americani, con le prospettive di risalita dell’inflazione, fanno temere un irrigidimento della politica monetaria molto più rapido di quello scontato finora dai mercati.
Ora i mercati sono in una fase correttiva?
Sì. Per ora dal punto di vista grafico, quindi per noi analisti tecnici, non ci sono ancora segnali chiari di inversione del trend in senso ribassista. Per esempio, l’S&P 500 è sceso fino a testare la sua media mobile a 200 giorni in area 2.540, ma questo supporto non è stato ancora violato. La media mobile a 200 giorni sintetizza con la sua posizione rispetto ai prezzi la condizione della tendenza di medio-lungo periodo, che quindi per il momento è ancora positiva.
Sotto a quei livelli può iniziare l’inversione di tendenza? E a quel punto ci sarebbe di che preoccuparsi veramente?
Qualora l’S&P 500 dovesse scendere sotto 2.540, è possibile che parta un ritracciamento più ampio dell’ascesa iniziata nella prima parte del 2016. Solo sotto 2.466-2.465 ci sarebbe da avere veramente paura anche per la tenuta della tendenza rialzista di fondo. Nonostante questo moderato ottimismo, la strategia da favorire in questa fase è quella attendista.
Guardiamo adesso a Piazza Affari. Che cosa dicono i grafici?
La Borsa italiana si muove come Wall Street. Il Ftse Mib, cioè il paniere dei 40 titoli più capitalizzati della Borsa italiana, è salita dai 15.000 punti del giugno 2016 a ben 24.000 punti, poi c’è stato un ribasso veloce, ma che per il momento, come nel caso della Borsa Usa, si è limitato ad avvicinare la media mobile a 200 giorni, intorno ai 22.000 punti. Piazza Affari rimane in una fase di aggiustamento correttivo, le preoccupazioni maggiori potrebbero scattare sotto 21.613. E violando all’ingiù quota 20.500, il Ftse Mib potrebbe subire una vera e propria inversione ribassista di trend.
Davanti alle attuali turbolenze dei mercati azionari e alla luce delle previsioni attese dall’analisi tecnica, come possono comportarsi gli investitori/risparmiatori?
Il consiglio, all’investitore prudente, è quello di avere un atteggiamento positivo, ma attendista. Positivo, perché il settore più rappresentato a Piazza Affari, cioè le banche, un tempo motivo di grande apprensione e delusione, ora sta andando meglio, sia da un punto di vista dei conti che anche grazie alle prospettive dell’economia, e ciò dà forza relativa al mercato. Si può rimanere sull’Italia, ma “congelando” per il momento il portafoglio. Solo sotto i 21.600 punti e soprattutto in caso di violazione di 20.600, sarebbe opportuno attivare strategie difensive.
(Marco Biscella)