Domani gli studenti del liceo scientifico affronteranno la seconda prova: lo scritto di matematica. Per chi ritiene di non avere il pallino delle equazioni, è una data attesa con una certa trepidazione. Ma mantenete la calma: se siete riusciti a superare cinque anni di scientifico, di sicuro non è un caso. E grazie ai consigli della professoressa Fulvia Avalle, insegnante di matematica all’Itsos Curie di Cernusco sul Naviglio, passare la seconda prova è se non proprio uno scherzo, quantomeno alla portata di tutti. Anche perché avrete sei ore a disposizione, e quindi il tempo non vi manca. Attenzione però a calcolare quanto vi serve per ciascuna delle operazioni che dovete compiere.



I primi 30 minuti, come sottolinea la professoressa Avalle, vanno dedicati a «leggere attentissimamente il testo e analizzare attentamente i problemi, senza lasciarsi scoraggiare subito se non si riesce a fare qualcosa, perché magari in modo diverso e con altre parole, ma è qualcosa che abbiamo già affrontato in precedenza. E quindi occorre cercare in tutti i modi di collegare le richieste del tema alle nostre conoscenze, per quanto parziali». Per prima cosa però iniziamo a leggere tutti e due i problemi e i dieci quesiti, analizziamo la situazione, decidiamo dove vogliamo arrivare. Su due problemi ne andrà scelto uno, su dieci quesiti cinque. Non lasciate nulla al caso, se per esempio sulle derivate siete pronti e vi è chiesto proprio questo argomento, approfittate subito dell’occasione. Una volta effettuata la scelta, passate alla fase operativa.



 

Alla soluzione del problema vanno dedicate due ore. Prima regola: non aspettatevi che il primo punto sia più facile, e quelli successivi via via più difficili. Spesso è esattamente il contrario. E quindi se l’inizio del problema vi dovesse risultasse incomprensibile, la cosa da fare è semplice: non «incartatevi» su quello che non riuscite a fare, ma saltatelo a piè pari. In molti casi i primi due o tre punti del problema non sono strettamente correlati, oppure all’inizio del secondo punto è specificato da quali cifre partire. E quindi una volta verificate queste condizioni si può tranquillamente passare oltre, per poi tornare indietro non appena siamo usciti dall’impasse o si accende la classica lampadina di Archimede. Un altro trucco del mestiere consiste nel rappresentare graficamente tutto quello che si può, prima di mettersi a fare i conti, perché i grafici aiutano a chiarirsi le idee.



 

Occhio però ai trabocchetti: durante la soluzione dei problemi non inventatevi e non aggiungete nulla a quanto scritto nel testo. Se vi chiedono per esempio di rappresentare un triangolo questo va fatto con tre lati diversi, guai a disegnarne uno isoscele o equilatero perché è un’aggiunta arbitraria, che vi «sfasa» tutti i risultati. Ma se non dovessero comunque tornarvi i conti, non disperatevi. Se capite che un passaggio è logicamente corretto, usatelo lo stesso anche se i risultati non sono perfetti. Se per esempio intuite che un limite è infinito, prendetelo per buono anche se non siete in grado di dimostrarlo. E per evitare di essere giudicati negativamente per un banale errore di calcolo, giustificate con la spiegazione discorsiva tutte le scelte che fate. In un passaggio algebrico possono esserci degli errori, ma se la spiegazione è corretta, avete il cosiddetto… cervello parato.

 

 

Terza fase, di circa 30 minuti (o anche un po’ di più, a seconda della difficoltà), la soluzione dei quesiti. Anche in questo caso, attenzione ai trabocchetti: spesso i quesiti che ci sembrano più difficili, e che mandano gli studenti nel pallone, sono in realtà quelli più facili. In una delle ultime sessioni degli esami di Stato c’era una domanda sui meridiani e i paralleli cui tantissimi candidati non sono riusciti a rispondere. Forse perché si aspettavano la classica domanda «da manuale», studiata nel programma di quinta, mentre era un argomento che dovrebbe conoscere chiunque, e che fa parte del bagaglio di cultura generale. In altri casi può uscire un quesito su un argomento studiato in quarta scientifico. Ma attenzione: non si tratta di ripassare tutti i contenuti affrontati nei cinque anni di liceo, quanto piuttosto di mantenere un’apertura mentale e non ragionare a compartimenti stagni. Come se uno non sapesse più le tabelline, perché non c’erano nel programma di quinta.

 

Un’altra ora e mezza va dedicata a rivedere i passaggi logici, cercare di completare le parti del problema che non vi venivano nella prima stesura, correggendo eventuali imperfezioni di calcolo. Mai però, per nessun motivo al mondo, cambiare l’impostazione logica per fare quadrare i conti. Prima viene la corretta comprensione di come si risolve un problema, poi in ordine d’importanza vengono i calcoli. Anche se ovviamente l’ideale sarebbe che tornassero anche questi ultimi.

 

Infine passate alla ricopiatura in bella, e rileggete attentamente anche la stesura definitiva.

(Pietro Vernizzi)

 

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