Ecco il primo testo integrale che siamo in grado di proporre per consultazione. Non è ancora stato pubblicaot sul sito ufficiale del ministero dell’eudcazione, ma in Rete circolano le foto del testo ufficiale da cui abbiamo ripreso il testo che segue. Si tratta della traccia Tipologia C tema di ordine storico. IlSussidiario.net ha chiesto un commento al professor Gianni Mereghetti su questa traccia: “Eichmann entra a pieno titolo nella traccia di storia della prima prova degli esami di stato” ha detto. “E’ la banalità del male la questione che viene portata all’attenzione degli studenti e viene con questo riconosciuto un lavoro che di fatto ha coinvolto tutta la scuola italiana in questi anni. In forza di questo il tema storico offre ai candidati diverse prospettive di svolgimento. Vi è quella più normale che è raccontare le diverse fasi che hanno caratterizzato la tragica vicenda storica della soluzione finale, dai primi passi discriminatori alle leggi razziali di Norimberga fino alla organizzazione sistematica dello sterminio che con Auschwitz assume il suo vertice più orrendo. Tema storico che obbedisce ad un resoconto analitico e puntuale da cui si evince la forza del male, la sua incombenza sulla storica”. Mereghetti, continuando il suo commento su questa traccia, dice: “A questa modalità di svolgimento se ne potrebbe preferire un’altra, meno “storica” ma più aderente al testo suggerito e che sfida a prendere in considerazione il senso della affermazione della Arendt, che cosa significhi banalità del male. Tema interessante questo, perché porta in luce l’urgenza della ragione di giudicare i gesti umani”. Per Mereghetti, il male diventa banale perché l’uomo fa come Eichmann, rinuncia ad usare la ragione. Questa seconda modalità di svolgimento avrebbe dovuto mostrare che Hitler è sempre possibile non solo perché il male è presente nel cuore dell’uomo, ma soprattutto perché l’uomo non prende sul serio la sua umanità. “E’ a questo livello” spiega “che si possono prendere in considerazione gli esempi di bene come Sophie Scholl o Padre Kolbe che hanno dimostrato come ci si possa opporre alla banalità del male. Con la quotidianità del bene. E questo è quanto la stessa Arendt scopre al processo ad Eichmann. Proprio mentre il criminale nazista rispondendo alle domande dei suoi accusatori si nasconde dietro la logica della banalità, la grande saggista ebrea avverte che c’è qualcosa più profondo e radicale del male, è il bene: tanto che anche ad Auschwitz il bene continuò a vivere mentre i forni crematori bruciavano l’umano. La ragione, usarla paragonando ogni cosa con le sue esigenze, è qui che il Bene vince. Una prospettiva dentro la storia più forte degli orrori della storia”. Ed ecco il testo integrale della traccia: 
“Il sottosegretario Josef Buhlewr l’uomo più potente in Polonia dopo il governatore generale, si sgomentò all’idea che si evacuassero ebrei da occidente verso oriente poiché ciò avrebbe significato un aumento del numero di ebrei in Polonia, e propose quindi che questi trasferimenti fossero rinviati e che “la soluzione finale iniziasse dal Governatorato generale dove non esistevano problemi di trasporto”. I funzionari del ministero degli esteri presentarono un memoriale preparato con ogni cura in cui erano espressi “i desideri e le idee” del dicastero in  merito alla “soluzione totale della questione ebraica in Europa”, ma nessuno dette gran peso a quel documento. La cosa più importante come giustamente osservò Eichmann era che i rappresentanti dei vari servizi civili non si limitavano ad esprimere pareri, ma avanzavano proposte concrete. La seduta non durò più di un’ora, un’ora e mezzo, dopo di che ci fu un brindisi e tutti andarono a cena – “una festicciola in famiglia” per favorire i necessari contatti personali. Per Eichmann che non si era mai trovato in mezzi a tanti “grandi personaggi”, fu un avvenimento memorabile: egli era di gran lunga inferiore sia come grado che come posizione sociale, a tutti i presenti. Aveva spedito gli inviti e aveva preparato alcune statistiche (piene di incredibili errori) per il discorso introduttivo di Heydrich – bisognava uccidere undici milioni di ebrei che non era cosa poco – e fu lui a stilare i i verbali. In pratica funse da segretario ed è per questo che, quando i grandi se ne furono andati gli fu concesso di sedere accanto al caminetto in compagnia del suo capo Muller e di Heydrich “e fu la prima volta che vidi Heydrich fumare e bere”. Non parlarono di “affari” ma si godettero “un po’ di riposo” dopo tanto lavorto soddisfattissimi e – soprattutto Heydrich – molto su di tono (Hannag Arendt, La banalità del male, Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli Milano 1964, dal Capitolo settimo: La conferenza di Wannsee ovvero Ponzio Pilato). 

Il candidato prendendo spunto dal teso di Hannah Arendt si soffermi sullo sterminio degli ebrei pianificato e realizzato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.