Caro direttore,
sono basito dopo la decisione del ministero dell’Istruzione di accogliere, in numero spropositato, le istanze di protesta riguardanti i quesiti della prima prova di ammissione al Tfa. Le mando le mie considerazioni.
1. La mia classe è la A037, dove per ben 13 quesiti su 60 – quasi un quarto – la risposta è ora considerata indifferentemente corretta dal ministero. Di fatto, è come se il 27 luglio scorso avessimo scherzato. Il ministero si sbarazza di ogni responsabilità selettiva, scaricandola tutta sull’università: il che è tanto più grave, in quanto il ministero, a differenza di quanto avveniva con le procedure di ammissione alle Ssis, ha voluto predisporre una sua prova uguale in tutta Italia a seconda della singola classe di concorso, precedente e aggiuntiva rispetto a quelle del singolo ateneo.
2. È ingiustificabile che siano stati accolti i ricorsi su alcuni quesiti nel test della A037: segnatamente, Diodoro Crono era un megarico, la risposta alla domanda sull’esistenzialismo era inequivocabile, il concetto di “natura matrigna” in Leopardi era sintetizzato ma non distorto nella risposta inizialmente considerata giusta, Hume ripone nella paura l’origine del sentimento religioso (le altre opzioni andavano bene al limite per uno Shaftesbury), l’antropologia di Feuerbach esclude che egli abbia ritenuto possibile Dio come mera riproduzione delle qualità sensibili e dei bisogni materiali dell’uomo, il Komintern non può essere considerata un’organizzazione spionistica guidata da Stalin, una guardia militare organizzata da Trotskij o un’organizzazione antifascista (è del 1919), il Dio di Pascal è quello dei giansenisti e non può essere assimilato, per via del suo carattere di dio-persona, a quello di Cartesio o perfino a quello di Aristotele. Delle domande di comprensione del testo, soltanto una aveva opzioni difficilmente decidibili: di qui a sconfessarne 4, c’è una sospetta esagerazione.
3. Prima dello svolgimento della prova, veniva fatto circolare un modulo che illustrava come crocettare e utilizzare i fogli contenuti nel plico. Qui veniva detto che andava crocettata la risposta non “più corretta in assoluto”, ma quella “meno arbitraria delle altre”: un quiz impone una considerazione comparativa delle opzioni di risposta presentate come possibili.
4. La vicenda dei ricorsi e del loro accoglimento è degna di qualche attenzione anche per la concezione del merito che vi è purtroppo implicita: chi aveva risposto fin da subito in maniera giusta ai quesiti oggetto delle rimostranze, senza attendere gli “abbuoni”, non ottiene alcun riconoscimento, è fermo alla posizione che già occupava. Al contrario, chi li aveva sbagliati si vede aiutato e ora ha un punteggio più alto in graduatoria. Vergognoso.
5. In questa imbarazzante vicenda, non è dato sapere con quali argomenti la Commissione riparatrice, nominata in fretta e furia dal ministero, abbia approvato tutti questi ricorsi. La gestione dell’intera prima prova è sotto l’insegna dell’improvvisazione e dell’irresponsabilità: era prevedibile (il decreto istitutivo del Tfa è del febbraio 2011) che la stessa formula del quiz si sarebbe prestata al nozionismo e, in qualche caso comunque emendabile prima dello svolgimento delle prove, a formulazioni non del tutto soddisfacenti. Restano però due interrogativi: chi decide il grado di nozionismo accettabile e la soglia oltre la quale diventa assurdo? Se c’erano quesiti dubbi, perché non sostituirli prima di sottoporli ai candidati, invece di cambiare il tutto in corso d’opera?
6. Occorre fare una petizione on line per chiedere il ripristino delle valutazioni iniziali, diminuendo drasticamente il numero dei ricorsi accolti. Ma soprattutto, l’intera dirigenza che si è occupata di questa prima prova dovrebbe essere subito rimossa dall’incarico.
Francesco Macario