Dove porta la politica italiana? è la domanda che ieri ha posto il conduttore di Ballarò agli ospiti presenti in studio. Il filo conduttore della serata si è sviluppato attraverso i temi caldi della settimana, conclusasi all’insegna dello scontro strisciante tra il premier e i suoi avversari nuovi e antichi: il presidente della Camera, le sinistre, i giudici, i professori e i giornalisti. Al dibattito erano presenti il ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini, il vicesegretario del Pd Enrico Letta, il presidente della regione Piemonte Roberto Cotadella Lega Nord,Flavia Perina di FLI,  il filosofo Dario Antiseri, il direttore del Tempo Mario Sechi, il giornalista di Repubblica Giovanni Valentini, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli. In apertura, come sempre, la copertina satirica di Crozza, seguita da un’intervista telefonica a Lassini, autore dei manifesti “Via le Br dalla procure”. Intervista andata a vuoto a causa dell’indisponibilità dal diretto interessato a riferire alcunché, se non ai magistrati che lo stanno indagando. Si passa da Lassini a Berlusconi, con un servizio che riprende la sua denuncia del presunto patto tra fini e la magistratura. L’ex direttore de Il Secolo d’Italia e deputata di Fli, Flavia Perina, commenta duramente:  «Quando Silvio Berlusconi dice di aver saputo da un magistrato che c’è un accordo tra Fini e i giudici, compie un attacco vergognoso e inspiegabile perché dovrebbe fare nomi e cognomi». Passaggio che il ministro Gelmini tende a smorzare, sottolineando che si tratta di un’estrapolazione capziosa, quando l’intero Popolo della Libertà si dice grato ai giudici per il loro lavoro. Il ministro Gelmini è stato protagonista di uno scontro con Letta, il quale, di fronte alla Gelmini che negava i tagli effettuati di concerto con il ministro Tremonti, si è alzato in piedi per sbandierarle di fronte al naso una tabella che elencava le decurtazioni. Decurtazioni che creano la bagarre in studio, dato che ognugno dà la sua interpretazione della tabella. Si parla ancora di Berlusconi nel prosieguo del programma, con il processo per prostituzione minorile, il caso Ruby e le ragazze di Arcore. Duro l’affondo di Giovanni Valentini: «Stanno volando gli stracci sul caso Ruby. Ognuna della ragazze cerca di salvare se stessa. Il problema è chi frequenta il presidente del Consiglio. Il minimo che gli possa capitare, è quello di essere minacciato da queste persone».  



Quando è Cota a prendere la parola, l’argomento torna politico: «Non siamo affatto preoccupati di perdere le elezioni amministrative a Milano perché travolti da una sorta di resa dei conti», dice. «La verità è che se il centrosinistra continua così perderà invece il governo di Torino e di Bologna». Secondo Cota, «gli elettori guardano ai programmi. Le posizioni dovrebbero proporre un’alternativa a quello della maggioranza. Ma su questo piano non si vede niente, se non attacchi a Silvio Berlusconi». II filosofo Dario Antiseri dal canto suo, parlando di democrazia, fa una considerazione provocatoria: «Attenzione – dice – dire che “vox popoli, vox dei”, è una bestemmia. Ricordiamoci che il popolo ha scelto Barabba, Hitler, Mussolini e Pol Pot. Siamo fallibili, lo è un singolo come un ceto o un intero popolo». 

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