Non è riuscito neppure questa notte, il repubblicano John McCain, a mettere al tappeto il rivale democratico Barack Obama, nel terzo e ultimo match in diretta tv, dal campus della Hofstra University, alla periferia di New York.
E adesso, a 20 giorni dal voto, il tempo per recuperare è quasi scaduto. In ritardo nei sondaggi dall’inizio di settembre, in difficoltà anche in roccaforti repubblicane come la Virginia e il Colorado, McCain ha tentato il tutto per tutto, attaccando, dal primo all’ultimo round, con la prestazione migliore fino ad oggi.
Ma ha anche ceduto alla tentazione di parlare di Bill Ayers, un estremista degli anni delle proteste contro il Vietnam e della sua presunta amicizia con Obama. Il `terrorista’ Ayers è un cavallo di battaglia nella campagna al veleno dei repubblicani, ma sondaggi alla mano, agli americani interessa poco e a parlarne si perdono voti.
Obama risponde: aveva otto anni all’epoca degli “atti riprovevoli” di Ayers. Quando lo ha conosciuto, 10 anni fa, era un professore universitario di Chicago ed entrambi facevano parte del board di un’organizzazione anti povertà, finanziata da un amico di Ronald Reagan. Obama ne approfitta per denunciare i veleni di McCain, cita gli appelli a “ucciderlo” che riecheggiano quasi ogni giorno ai comizi repubblicani. Poi incalza: queste sono inutili distrazioni, che servono solo a non parlare di una crisi economica che porta il sigillo di George W. Bush. E’ un punto sul quale gli americani la pensano come Obama.
E forse proprio per colpa di Ayers, o per la rabbia con la quale ne ha parlato (Obama lo aveva sfidato a dirglielo in faccia che è amico di un terrorista), McCain ha perso ancora una volta il dibattito. Almeno secondo i sondaggi a caldo: per Cnn il 58% di chi ha seguito il match in tv, Obama ha vinto (ed è la terza volta di fila); solo il 31% ha preferito la performance di McCain.
Al di là delle risposte è l’atteggiamento dei due candidati che parla agli elettori: McCain irruento e rancoroso, sorpreso dalle telecamere a sbuffare, strizzare gli occhi, scrollare la testa; Obama imperturbabile, cortese anche negli attacchi più duri, in una parola presidenziale.
A vincere è stato anche il pubblico, che per la prima volta ha assistito a uno spettacolo animato al confronto con gli altri due scontri diretti. Bravo il moderatore, Bob Schieffer, il decano di Cbs News, che ha spinto i candidati a mettere pressione all’avversario e quando non lo hanno fatto ci ha pensato lui.
Sul piano dei contenuti non sono emerse nuove proposte rispetto a quelle ascoltate fino ad oggi in campagna elettorale, e anche se la crisi dell’economia è il tema più importante per gli elettori, si è parlato poco o nulla della maniera di superarla.
Oltre a quello di Ayers, un altro nome ha dominato il dibattito tra McCain e Obama, quello di un idraulico dell’Ohio, Joe Wurzelbacher, Joe come il `Joe-sei-lattine-di-birra’, l’americano qualunque dell’America profonda del quale parla sempre, in astratto, la candidata repubblicana alla vice presidenza Sarah Palin. Wurzelbacher ha avvicinato Obama al termine di un comizio protestando per la promessa di aumentare le tasse a chi guadagna più di 250.000 dollari l’anno. A Joe l’idraulico toccherebbero se riuscisse a coronare il sogno di comprare l’azienda per la quale lavora. «Joe, io ti aiuterò a comprarla, quell’azienda», ha detto McCain ,«in un momento di crisi come questo le tasse non bisogna aumentarle a nessuno». Il nome dell’idraulico ritornerà nel dibattito almeno una dozzina di volte. McCain spera di dare risonanza al dialogo tra Joe e Obama, ripreso da Fox, nel quale il democratico parla di “ridistribuire la ricchezza”, una frase socialisteggiante che potrebbe scoraggiare alcuni elettori moderati.
Uno degli scambi più interessanti ha riguardato la vice di McCain: è pronta per la Casa Bianca? Pronta per essere la prima in linea di successione, alle spalle di un candidato di 72 anni, il più anziano di sempre? Il democratico Barack Obama ha dribblato con cura: «Siano gli americani a decidere», ha detto spendendo ottime parole per la governatrice dell’Alaska. Obama sa benissimo che Palin ha già risposto a quella domanda, con una serie di interviste disastrose che l’hanno dipinta, in maniera inequivocabile, come una dilettante della politica. Ma neppure McCain ha detto che è pronta: Palin «è un modello per le donne e per i riformatori di tutta l’America», si è limitato a dire.