L’offerta cinese e la risposta del Dalai Lama – Il leader spirituale tibetano accoglie con favore l’invito rivoltogli in questi giorni dalla Cina a riprendere il dialogo per risolvere la crisi in Tibet; ma al tempo stesso ribadisce l’invito alla Cina perché decida dio avviare un dialogo «serio», che altrimenti risulterebbe inutile. «Abbiamo già partecipato a sei round di colloqui e non ne è mai emerso nulla; se questa volta la Cina è davvero seria allora è positivo, ma se vuole solo mostrare al mondo che “parliamo” allora questo incontro è inutile», ha dichiarato il portavoce del Dalai Lama, Tenzin Takla. Il 25 aprile una nota dell’agenzia Nuova Cina aveva fatto sapere che «alla luce delle richieste avanzate dal Dalai Lama per una ripresa dei colloqui, i dipartimenti competenti del governo centrale» avrebbero avviato nei giorni successivi «contatti e consultazioni con un rappresentante privato del Dalai Lama». E subito il Dalai Lama, rientrato al suo quartier generale indiano di Dharmsala dopo un viaggio di due settimane negli Stati Uniti, aveva subito l’importanza di «esplorare la causa dei problemi e cercare soluzioni attraverso il dialogo», precisando da subito che «sarebbe totalmente insensato dare il via agli incontri soltanto per metterli nella condizione di raccontare al mondo che hanno acconsentito al dialogo».
Frattini: «Sorpresa e passo importante» – L’apertura di Pechino ai colloqui con il Dalai Lama è «una sorpresa e un passo estremamente importante». Franco Frattini, vicepresidente della Commissione europea e ministro degli Esteri in pectore del governo Berlusconi, giudica positivamente i primi segnali di disgelo tra Pechino e il leader spirituale tibetano. In un’intervista rilasciata ieri a Il Messaggero Frattini sottolinea che la notizia è importante «soprattutto perché fatta dal primo ministro Wen Jiabao dinanzi a Barroso e alla Commissione europea. Ciò dimostra – ha aggiunto Frattini – che quando l’Europa fa sul serio anche un gigante come la Cina preferisce la strada del dialogo piuttosto che quella del muro contro muro». Importante poi per Frattini è che l’Europa trovi una voce comune sulla vicenda: «Quando – ha spiegato – a inizio luglio la presidenza francese entrerà in carica, l’Europa dovrà concertare una posizione comune. Sarebbe infatti assurdo andare in ordine sparso su una materia del genere. Sono convinto che la Francia lavorerà per questo».