Il ministero dell’Interno italiano ha presentato ieri un rapporto sull’immigrazione, redatto su dati Istat, Eurostat e dello stesso Viminale.
I risultati dicono che in Italia al primo gennaio 2007 (ultimi dati disponibili) gli stranieri con permesso di soggiorno per motivi di lavoro o familiari sono 2.414.972 (il 5% dei residenti): in crescita rispetto al 2006 (+ 129.000), ma comunque tra gli ultimi posti in Europa. Secondo il Viminale, infatti, l’Italia non occupa il terzo posto per percentuale di stranieri – come rilevava la Caritas qualche mese fa – bensì il dodicesimo dopo Svizzera, Austria, Germania, Belgio, Grecia, Francia, Irlanda, Svezia, Danimarca, Regno Unito e Norvegia.
Crescono i figli stranieri: nel 2006 sono stati 57.765, +11% dal 2005, circa il 10% dei nati in Italia. Aumenta anche il numero dei nati per mille stranieri residenti in Italia, praticamente raddoppiato in poco più di dieci anni: oggi (dati Istat 2007) sono presenti circa 398.000 cittadini stranieri residenti nati nel nostro paese, è la “seconda generazione” degli immigrati.
Sul versante lavoro l’Italia, a differenza di molti paesi europei (Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito) segna un tasso di occupazione degli stranieri sostenuto, anche se ci si riferisce ai lavori meno qualificati (tre su quattro sono operai, artigiani o non qualificati) con conseguenti bassi redditi. Nel 2006 sono state presentate 582.383 istanze di prima assunzione presso lo sportello unico per l’immigrazione, ma il 30% delle domande ha avuto esito negativo.



Il sentimento degli italiani – Dal Viminale arrivano anche altri dati, da un’indagine affidata all’istituto di ricerca Makno&consulting. La maggioranza degli italiani ha maturato la convinzione che, in tema di immigrati non si possono fare generalizzazioni, ma crescono comunque le ostilità e si radicalizzano le diffidenze verso gli extracomunitari: con l’aumentare degli immigrati con regolare permesso di soggiorno (2,4 milioni secondo il ministero dell’Interno) e dei “clandestini”, cambiano infatti i sentimenti degli italiani nei confronti dei cittadini stranieri e mutano percezioni e atteggiamenti.
Mentre l’area della popolazione che prova sentimenti di apertura o disponibilità nei confronti degli immigrati è rimasta stabile rispetto al 2007 (42%), aumentano i cittadini che manifestano sentimenti di diffidenza (11,3%), fastidio (7,1%), disagio (3,2%), rabbia (4,7%) e soprattutto indifferenza (17,1%). Per gli intervistati è vero che gli immigrati sono spesso sfruttati dai datori di lavoro italiani, che sono utili per l’assistenza agli anziani e che manifestano notevoli differenze a seconda dei paesi di origine, ma è altrettanto diffusa la percezione che gli stranieri vogliono rispetto ma non lo danno, spesso non conoscono e non rispettano le regole, utilizzano i servizi ma non pagano le tasse. Un problema quindi di integrazione
Il “contratto” per l’integrazione in Spagna – Proprio su questo punto, in Spagna la Comunità valenciana ha deciso di imporre un “contratto di integrazione” agli immigrati ispirato a quello proposto dal leader del Partito Popolare Mariano Rajoy nella recente campagna per le elezioni politiche, che però non avrà conseguenze da un punto di vista legale.
Fonti del governo regionale presieduto da Francisco Camps (Pp) nell’annunciare l’iniziativa hanno precisato infatti che in caso di violazione delle clausole del contratto le conseguenze sugli immigrati saranno nulle, dato che le Comunità autonome non hanno competenze nel decretare espulsioni o altri tipi di misure coercitive.
Nel sottoscrivere il contratto, che sarà contenuto in una legge per l’immigrazione che sta preparando il governo regionale, lo straniero si impegnerà «a rispettare le leggi, i principi e i costumi spagnoli e valenciani».

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