Aborto, eutanasia, laicismo sono le nuove bandiere di una lottta che ha bisogno di essere reinventata. Lo zapaterismo, come un organismo che cresce e cambia, e che già comprende ampi settori del Psoe e anche una parte del Pp (sì, una parte del Pp!) ha bisogno di reinventarsi ancora una volta, con nuove lotte e nuovi avversari: segni del passato che è necessario sepellire. Quando l’opposizione rifiuta di affrontare questi temi, perché «non importano a nessuno», dimostra che non capisce la posta in palio. Rajoy sottostima l’effetto amplificatore della propaganda.
Non è una casualità che nel suo 37° congresso il Psoe abbia eliminato il riferimento alla “lotta di classe” che Pablo Iglesias aveva portato 129 anni fa. Quella “lotta di classe” coniata da Marx e Engels dava nome allo scontro tra la borghesia capitalista e il proletariato, ed era considerata lo strumento necessario perché gli operai prendessero il controllo dei mezzi di produzione e per la collettivizzazione della proprietà. Ora, la nuova filosofia espressa nei discorsi dell’ultimo congresso federale stabilisce che «la sinistra deve trasformare la sua visione dell’impresa e superare il suo antagonismo idelogico e il suo disprezzo storico per essa».
La reazione del leader dell’opposizione di fronte alla radicalizzazione del discorso del Psoe è stata troppo prevedibile. Dicendo che al congresso socialista «non si è parlato della disoccupazione e dei mutui e si è parlato di altri temi che non interessano a nessuno» o sostenendo che «nessuno, quando si trova per strada, si preoccupa per la laicità, o che non c’è nessuno che non dorme perché gli immigrati hanno diritto di votare o meno alle amministrative», Rajoy dimostra di peccare di ingenuità e di non capire il gioco dei suoi avversari; cosa che succede anche al suo delfino alla Camera dei deputati, Soraya Sáenz de Santamaría, che, a una domanda sui nuovi temi che fanno parte dell’agenda di Governo, non è capace di dare una seria risposta e se la cava dicendo: «Non mi immischio nelle manovre di distrazione del Psoe».
I dirigenti popolari non hanno capito niente, perché sottostimano il fattore della propaganda. Senza dubbio, all’inizio l’aborto, l’eutanasia, il laicismo e il voto agli immigrati sono aspirazioni di una minoranza che non riguardano l’interesse generale (i primi due, certamente, sono diretti cotro il diritto alla vita, e la terza riduce le libertà), ma l’effetto amplificatore della propaganda fa diventare questi temi prioritari per quella maggioranza di cittadini che cade nella trappola di pensare che saranno più felici e più liberi se queste politiche verranno portate avanti.
Sebbene il manicheismo progressista abbia abolito il dibattito, la società, e con essa il Pp, non deve sfuggire questi temi. È necessario smontare il grande inganno. Bisogna riscattare i fatti e i dati dalle interpretazioni ideologiche per scoprire che diminuire il diritto alla vita è qualcosa di profondamente ingiusto e disumano. Come è possibile convincere una maggioranza che pratiche disuamane come l’aborto e l’eutanasia non porteranno più libertà e giustizia? Ciò coincide con il vero desiderio di libertà e giustizia di questa maggioranza neutra?