Diciassette morti e 154 feriti, di cui una quindicina in condizioni gravi. Questo il bilancio delle vittime degli attentati terroristici che ieri notte hanno colpito la parte europea di Istanbul. Secondo la polizia, i responsabili potrebbero essere i ribelli curdi del Pkk.
«Non c’è alcun dubbio che si sia trattato di un attentato terroristico, il fatto che la zona fosse affollata ha fatto aumentare il numero delle vittime», ha spiegato il governatore in conferenza stampa, aggiungendo che la polizia ha avviato un’inchiesta per accertare le responsabilità.
Stando alla rete satellitare Cnn-Turk, la polizia sospetterebbe dei ribelli curdi, dopo che i servizi segreti avrebbero avvertito del rischio di un attentato; tuttavia il vicepremier Hayati Yazici, recatosi sul luogo delle esplosioni, ha dichiarato di non avere alcuna informazione su quale gruppo terroristico abbia compiuto la strage.
Secondo la ricostruzione fornita, un primo piccolo ordigno è esploso all’interno di una cabina telefonica su un viale del quartiere periferico di Güngoren, sulla riva europea della metropoli turca, in una zona pedonale molto frequentata la sera; pochi minuti dopo ci sarebbe stata una seconda deflagrazione, molto più potente, che avrebbe investito i numerosi curiosi accorsi dopo la prima esplosione. L’esplosione che ha provocato il maggior numero di vittime è stata la seconda, deflagrata a circa 50 metri e 10 minuti di distanza dalla prima.
Nella notte è arrivato il primo commento del presidente turco Abdullah Gul: «Nessun obiettivo può essere raggiunto con la violenza, il terrorismo, uccidendo degli innocenti. Questi attacchi dimostrano quanto disumani e miserabili siano i mandanti».
La polizia stava pattugliando con attenzione il quartiere di Gungoren da una settimana, segno che, probabilmente, alla Questura generale di Istanbul qualcosa era già nell’aria. Lo rende noto l’emittente televisiva Ntv, specificando che negli ultimi sette giorni la polizia effettuava controlli sulle persone che camminavano nel quartiere a ogni ora del giorno e della notte, chiedendo i documenti e chiedendo di aprire eventuali borse.
Si tratta del più grave atto terroristico in Turchia dal 20 novembre 2003, quando due attentati suicidi contro il consolato e una banca britannici – rivendicati da Al Qaida – provocarono a Istanbul la morte di 30 persone. Cinque giorni prima, attentati terroristici avevano già colpito due sinagoghe, sempre a Istanbul, causando la morte di 27 persone.