Il petrolio è sceso ieri sotto 120 dollari al barile a New York per la prima volta in un trimestre, ma con tre mesi che mancano al voto del 4 novembre al candidato democratico alla Casa Bianca Barack Obama questo ribasso non basta.
In un discorso a Lansing in Michigan in cui ha delineato il suo piano energetico in caso di elezione, Obama ha proposto di attingere alle riserve strategiche di petrolio per spingere al ribasso il prezzo del greggio: un cambiamento di rotta rispetto al passato deciso perché si è accorto «che gli americani stanno soffrendo», ha spiegato la portavoce Heather Zichal.
L’energia é uno dei temi caldi della campagna elettorale e nel suo discorso Obama ha proposto di mettere sul mercato 70 milioni di dollari di barili dalle riserve di emergenza: misure simili hanno in passato prodotto risultati in due settimane, ha detto il senatore democratico.
Per Obama il ricorso alle scorte strategiche è una misura tampone a breve termine, così come sono un toppa gli sgravi fiscali pari a mille dollari per cittadino per far fronte agli aumenti alla pompa: il problema del caro petrolio ha bisogno di strategie di lungo periodo. «Rompere con la dipendenza dal petrolio è una delle maggiori sfide della nostra generazione», ha detto Obama puntando alla creazione di cinque milioni di nuovi posti di lavoro “verdi”, una tassa sui proventi inattesi delle società petrolifere (simili alla nostra Robin Tax) e alla fine l’obiettivo più ambizioso di tutti: l’eliminazione della dipendenza dal petrolio mediorientale e venezuelano di qui a dieci anni.
«Si può fare», ha detto Obama, ricorrendo allo slogan che lo ha reso famoso. E a proposito di slogan, in coincidenza con il piano energetico la campagna di Obama ha distribuito un nuovo spot in cui attacca il rivale repubblicano John McCain come un burattino manovrato dai petrolieri: «Ogni volta che fai il pieno, riempi le tasche dei petrolieri, e ora i petrolieri riempiono le casse della campagna di McCain con due milioni di dollari di contributi».
Obama ha ieri compiuto 47 anni e il 29 agosto McCain spegnerà 72 candeline: le date hanno riproposto ai media Usa la distanza anagrafica – 25 anni, una generazione – che separa i due rivali della corsa alla Casa Bianca. Se eletto il senatore repubblicano diventerà il più anziano presidente della storia (Ronald Reagan cominciò il secondo mandato a 74 anni) mentre per Obama la giovane età provoca continue considerazioni sulla sua mancanza di esperienza perché Kennedy, eletto a 44 anni, aveva già alle spalle una lunga carriera al Senato.