L’attentato di domenica sera a Khan El Khalili riapre vecchi timori legati alla sicurezza dell’Egitto. Il famoso suq turistico, situato nel cuore del Cairo islamico, è di gran lunga il luogo più frequentato dai visitatori stranieri, spesso coinvolti in interminabili contrattazioni con i venditori della zona.
Non molti sanno che Khan El Khalili si trova a meno di cento metri dalla moschea-università di Al Azhar, il centro più autorevole per i sunniti di tutto il mondo, e si affaccia sulla piazza della moschea Al Hussein (nipote del profeta Mohamed), altro luogo molto frequentato dai musulmani e tra i più sacri della città proprio per la presenza dei resti di Hussein.
Non c’è dubbio però che l’obiettivo dell’attentato fossero i turisti. Per ora nessuna rivendicazione è stata fatta, i sospetti fermati (forse più per ostentare l’efficienza degli organi investigativi) sono stati rilasciati con imbarazzo il giorno seguente.
Sui giornali si sprecano le dietrologie circa i motivi del gesto: un risveglio dell’estremismo, un atto dimostrativo di protesta per l’impegno governativo nei negoziati tra Israele e Hamas, il rifiuto della presenza straniera. Qualcuno, come sempre, ipotizza con faziosità anche un coinvolgimento israeliano. In tutto questo, stupisce la facilità di azione di chi ha compiuto il gesto, in uno dei luoghi più presidiati della città dopo l’attentato del 2005.
Il sentimento comune degli egiziani è lo sgomento per un’azione che nuoce nuovamente all’immagine del Paese, già colpito da un drastico calo dell’affluenza di turisti (-20% in gennaio rispetto allo stesso periodo del 2008) e alle prese con gli albori di una crisi che, se non avrà gli effetti devastanti degli Stati Uniti e dell’Europa, inevitabilmente produrrà un rallentamento della crescita del Pil. Secondo le stime, la crescita sarà infatti ben lontana dal 7% realizzato nel 2006 e 2007, a causa del calo degli ordini e il congelamento di molti progetti soprattutto nel settore delle costruzioni e dell’Oil & Gas, principali drivers dell’economia egiziana insieme al turismo.
Proprio nel turismo, al di là dei recenti avvenimenti, si concentrano le principali preoccupazioni della stampa e del Governo. Il settore occupa un’importante fetta della popolazione, soprattutto al Cairo, nel sud del Paese in prossimità di Luxor e Aswan e sul Mar Rosso: l’inevitabile riduzione degli arrivi di turisti avrà pesanti ripercussioni sul tasso di disoccupazione, attualmente già a due cifre.
Vista la crisi mondiale di consumi, è difficile che questa volta sia sufficiente la riproposizione sulle reti televisive italiane delle famose campagne pubblicitarie promosse dal Ministero del Turismo Egiziano, accompagnate dall’immancabile Marcia Trionfale dell’Aida di Verdi.
(Renato Scappati)