La Via Crucis di Ottawa è stata quest’anno segnata da una certa apprensione a causa di grandi dimostrazioni in corso nel cuore della città. Essendo la capitale, Ottawa ha alcuni dei più notevoli monumenti ed edifici del Canada, incluso Parliament Hill che, come sede del potere, rappresenta una sorta di magnete per manifestazioni di ogni tipo, ormai diventate quasi quotidiane. Questa volta è stato il turno delle Tigri Tamil, che sono riuscite a bloccare per quattro giorni Wellington Street, proprio di fronte al Parlamento, per chiedere che il Canada faccia tutto il possibile per convincere il governo dello Sri Lanka a concordare una tregua con i ribelli Tamil, per permettere l’evacuazione dei civili.
Dato il grande numero di partecipanti alla Via Crucis dell’anno scorso, quest’anno avevamo chiesto la presenza della polizia. Mentre il coro provava nella sacrestia della Basilica di San Patrizio, il nostro punto di partenza, sono andato insieme all’Arcivescovo Terrence Prendergast a parlare con la polizia, per studiare percorsi alternativi ed essere sicuri di non impattare con le dimostrazioni dei Tamil. Cosa particolarmente opportuna, visto che alla Via Crucis hanno poi partecipato circa 1200 persone.
Sotto l’esperta guida di Emanuela Ferretti, il coro di Comunione e Liberazione di Ottawa ha aiutato i fedeli a imparare il bel canto gregoriano “Crux Fidelis”, diventato il leitmotif della processione. Con la guida nelle preghiere dell’Arcivescovo Prendergast e le poesie di Péguy rese vive dai nostri due lettori, la processione ha preso il via. Malgrado il tempo nuvoloso e un po’ di vento, non si è sofferto il freddo a 15 gradi sottozero dell’anno scorso. Quando siamo arrivati a Parliament Hill, i manifestanti Tamil avevano già invaso l’area antistante. La nostra scorta di polizia locale, quattro automobili e un SUV, e la polizia canadese a cavallo ci hanno consigliato di cambiare il tragitto per evitare ogni confronto con i manifestanti. Che ora potevamo vedere chiaramente ed erano tra quattro e cinque volte quanti eravamo noi. Per tutta la mattinata, i Tamil avevano cantato, urlato, suonato tamburi e il loro fracasso si era sparso per tutto il centro cittadino.
Ci siamo mossi verso la prossima stazione, sotto la Torre della pace, divisi dai Tamil da transenne e da circa venti poliziotti con i giacconi gialli. Tra i nostri due gruppi c’erano meno di 50 metri. A questo punto è successo qualcosa di sorprendente. Quando hanno visto la croce e il nostro arcivescovo, la folla di Tamil si è azzittita, il rullo dei tamburi, gli slogan, le urla sono cessati improvvisamente. Alcuni Tamil con candele hanno perfino superato le transenne, si sono uniti a noi e si sono inginocchiati davanti alla croce. In qualche modo, la solennità del nostro evento li aveva toccati e raggiunti come nessuna dichiarazione politica o tentativo di imporre la legge era riuscita a fare in questi ultimi giorni. Quando poi ci siamo mossi verso lo East Bloc di Parliament Hill e, ancora per consiglio della polizia, oltre lo East Bloc per evitare la manifestazione, alcuni Tamil hanno continuato ad accompagnarci in preghiera. C’era una magnifica vista sul Château Laurier, il fiume Ottawa , la National Art Gallery e la Cattedrale di Notre Dame, la sede dell’Arcivescovo Prendergast. Il sole se ne era già andato e questa era l’ultima stazione prima della Cattedrale. Mentre scendevamo lungo Wellington Street, potevamo sentire i Tamil che avevano ripreso la loro rumorosa manifestazione.
Siamo arrivati alla Cattedrale senza incidenti e, dopo l’ultima stazione, ci siamo riuniti tutti per scaldarci con un caffè nei locali della Cattedrale.
In un certo senso, tutto ciò non è stato un po’ simile alle tensioni che hanno accompagnato la prima, vera, Via Crucis, con i soldati romani, i sacerdoti fomentatori e il popolo ebreo?
(André Potworowski)