Alle porte della grande città, pochi chilometri fuori Mosca, il disgelo ha iniziato a scoprire la terra, l’erba e i primi germogli. È un sabato come tanti altri, non è la Vigilia della Pasqua, perché la Chiesa Ortodossa la celebrerà tra una settimana, seguendo l’antico calendario giuliano. Sulla strada per Pietroburgo, svoltando a destra, ci si inoltra nella distesa della campagna russa, si passano dacie e isbe di legno sparse tra le nuove case pompose dei “nuovi ricchi” e, sul limitare di un lago ancora gelato, si arriva in un grande edificio di mattoncini chiari.
Durante l’Unione Sovietica funzionava come luogo di villeggiatura e di riposo. Oggi la struttura è gestita dai preti di don Calabria.
In questo parco, sotto le betulle, oggi si è compiuto un gesto apparentemente minimo, ma eterno nel suo significato. Una sessantina di persone seguono una croce. In quello sparuto gruppo di amici c’è anche l’Arcivescovo dell’Arcidiocesi della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi. Cantano i canti della settimana santa, i responsori di Da Victoria e seguono su un libretto la lettura del Vangelo.
È la Via Crucis organizzata dalla piccola comunità di Comunione e Liberazione. Mi risuona nella mente una frase che ho sentito dire poche settimane fa da un grande amico di Don Giussani: «Che ci siate voi in Russia, che ci sia il Movimento in Russia è un miracolo. Sì, proprio un miracolo. Perché voi siete la carne dell’ideale di Don Giussani». Ed è commovente guardare quella croce, piccola e di legno chiaro, che i primi amici di Don Giussani arrivati in Russia ancora nel periodo sovietico hanno fatto costruire con lo stesso legno di cui sono fatti i mobili della loro cucina.
Ad ogni stazione si legge un pezzo di quel capolavoro di umanità che è il Mistero della Carità di Giovanna d’Arco di Peguy. Il mistero del dolore di Maria, che segue suo figlio passo a passo lungo tutta la sua passione, il mistero del rinnegamento di Pietro e del tradimento di Giuda, e l’abbandono di Cristo al Padre fino alla morte.
«Qui presso a Te, Signor, restar vogl’io; è il grido del mio cuore, l’ascolta o Dio!»: è questa la domanda che rimane sottesa a tutto il cammino della croce, non per seguire un pensiero – dice chi guida – ma un avvenimento in cui entrare, una forma di memoria. Così, tutti insieme, ognuno carico della propria storia – c’è chi è arrivato anche da molto lontano – ci si addentra nel Mistero di quell’Avvenimento che ha sconvolto il mondo da 2000 anni.
(Pietro Tosco)