Il governo eritreo ha tramutato lo stato in una gigantesca prigione, con ricorso esteso all’arresto non motivato ed alla tortura dei cittadini, e l’obbligo a una coscrizione di fatto illimitata che spinge un numero sempre più alto di persone a tentare di fuggire, con grandissimi rischi.
E’ quanto sostiene, tra l’altro, un rapporto (95 pagine) di Human Rights Watch (Hrw, uno dei principali gruppi di difesa dei diritti dell’uomo) che sarà presentato oggi, e di cui sono stati diffusi alcuni estratti.
Dalla ricerca, basata su oltre 50 testimonianze, emerge che il governo eritreo usa il suo vasto apparato di luoghi detentivi ufficiali e segreti per incarcerare migliaia di persone senza formalizzare alcuna accusa, né giungere a processi. La maggioranza degli incarcerazioni ha motivazioni politiche o religiose, moltissimi anche quanti hanno cercato di sfuggire al servizio di leva ormai illimitato. Almeno fino a 40 anni si è coscritti: ma non teoricamente, anche in pratica.
E per coscritti e prigionieri, sempre stando al rapporto di Hrw, torture, trattamenti crudeli e degradanti e lavori forzati sono l’assoluta normalità.
Quanti cercano di scappare all’estero corrono molti pericoli, e contro di loro si spara a vista se li si rintraccia prima che varchino il confine: moltissime poi le spie del regime che li denunciano. Se mai ci riescono, sono le loro famiglie a essere perseguitate. Malgrado ciò, sono sempre più numerosi quanti tentano di evadere da questo “stato-prigione”.
Nel rapporto, inoltre, si ricorda il parere dell’Alto Commissariato Onu per i profughi in cui si raccomanda a tutti i Paesi di non rinviare in patria gli eritrei che hanno cercato rifugio all’estero poiché andrebbero incontro a rischi gravi.