I risultati non arriveranno che nei prossimi giorni, ma intanto è stata da record l’affluenza alle urne nelle elezioni anticipate del Sudafrica. “La risposta della popolazione in tutto il paese è stata travolgente”, ha detto alla Bbc la presidente della Commissione Elettorale Indipendente, Brigalia Bam.
Le elezioni che si sono tenute ieri, non c’é dubbio, daranno la maggioranza all’African National Congress e di conseguenza la presidenza del Paese al suo leader Jacob Zuma. Il vero obiettivo dell’Anc è però la conferma di un consenso oltre il 66%, che permetterebbe di avere in parlamento una maggioranza in grado di fare anche modifiche costituzionali.
All’inizio dello scrutinio, l’Anc ha subito preso una posizione ampiamente di testa: su circa 23 mila voti scrutinati (dei potenziali 23 milioni complessivi) ha totalizzato il 53,6% dei consensi, mentre il nuovo partito Cope (Congress of the People), di dissidenti dell’Anc, si è fermato all’8,7%. Il principale oppositore, la Democratic Alliance, ha il 26%.
Alle elezioni – svoltesi in un clima tranquillo, solo con lunghe code e la necessità di rifornire di nuove schede i seggi per l’altissima affluenza – l’Anc è arrivato dopo un anno e mezzo di conflitto interno. A dicembre 2007 fu proprio Zuma, che ha il sostegno di sindacati e del piccolo partito comunista sudafricano, a far cadere il presidente Thabo Mbeki. La conseguenza è stata la fuoruscita dall’Anc dei sostenitori di Mbeki, che hanno dato vita al Congress of the People. Il Cope si é presentato come alternativa elettorale. Con un obiettivo chiaro: erodere il consenso per l’Anc, il partito che è stato di Nelson Mandela.
L’anziano leader, 90 anni, ha dato il suo pieno appoggio a Zuma. E la gente si è messa in fila per votare, anche se alcuni osservatori pensano che in realtà nella grande affluenza ci sia molto voto di protesta.
Le code hanno cominciato a formarsi all’alba, nei 19.700 seggi elettorali del Sudafrica. Nonostante il freddo del tardo autunno australe, milioni di persone sono rimaste ore ad attendere il loro turno. In alcuni seggi di Città del Capo, così come a Gauteng o anche a Port Elizabeth secondo quanto riportato dalla Bbc online, sono finite persino le schede elettorali ed i presidenti hanno dovuto fare rifornimento, allungando ancora i tempi per il voto. Ma ben pochi hanno pensato di lasciare il loro posto in fila.
Il paese ha fame di democrazia e se è vero che le grandi speranze nate nel 1994 con la fine dell’apartheid si sono scontrate con la realtà di un paese in cui il 43% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno, il 40% non ha lavoro, 5,5 milioni di persone su 48 sono sieropositive e si commettono 50 omicidi al giorno, è anche vero che l’Anc – nei sondaggi – convince ancora almeno il 60% dei sudafricani.
“Roma non è stata fatta in un giorno”, ha osservato un’elettrice pensando ai numeri presentati in campagna elettorale: nei 15 anni passati dal ’94 sono stati costruiti piu’ di due milioni di alloggi popolari, acqua ed elettricità hanno cominciato ad essere distribuite anche nelle township di Johannnesburg. E l’asfalto è arrivato anche nelle strade dei vecchi ghetti, salutato come un segnale di speranza nel futuro.