Con un “benvenuto” pronunciato in arabo il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ha concluso il suo saluto al papa, all’inizio della messa che il pontefice celebra nello stadio di Amman, davanti a circa ventimila persone, l’unica messa pubblica di Benedetto XVI in questo viaggio in Giordania. Il patriarca latino ha ricordato che dall’inizio della guerra in Iraq “oltre un milione di profughi sono giunti in Giordania e quasi 40.000 di loro sono cristiani”. La Chiesa giordana, ha detto, “fa di tutto per assicurare loro assistenza e venire incontro alle loro esigenze pastorali. La loro presenza – ha commentato – è straordinariamente problematica, ma è una grandissima opportunità per i nostri popoli di mettere in pratica la solidarietà”. Mons.Twal ha anche riferito che per la prima volta quest’anno il seminario di Gerusalemme è pieno ed è stato necessario ampliare le strutture dell’edificio.
Festa allo stadio di Amman – E’ una festa a cielo aperto quella che ha atteso Benedetto XVI allo stadio di Amman, dove si è riunita la Giordania cristiana, nel suo penultimo giorno nel regno di Abdallah II. Fin dalle 8 del mattino migliaia di bandiere giordane, vaticane, libanesi, filippine e irachene, sventolano nell’impianto sportivo a dimostrazione della multiculturalità di un Paese in cui i cristiani sono poco più del 3%. Oggi all’International Stadium, in occasione della messa presieduta dal Papa, ci sono le varie anime cristiane del Paese: fra le altre le missionarie della Carità di Madre Teresa, molto attive in questa zona, parrocchie di provincia, scuole cattoliche e anche le religiose della Famiglia del Verbo Incarnato, Ordine argentino con numerose missioni in Medio Oriente, fra Egitto, Tunisia, Giordania, Palestina e Israele.
La prossima aprirà in Iraq, dove dalla prossima estate le suore affiancheranno l’attuale parroco della Cattedrale di Baghdad. “La nostra missione principale è dare sostegno ai cristiani dei Paesi a maggioranza musulmana”, spiega Maria, suora italo-argentina di 32 anni, da quattro in Egitto. E’ ad Amman per vedere il Papa e lo seguirà anche in Israele. “In Giordania i cristiani vivono bene – dice -. Il re è musulmano, ma figlio di madre cattolica e quindi ha una grande sensibilità. Ma non bisogna illudersi”. Spiega che, anche se in Giordania, Paese islamico, c’é parità di diritti fra musulmani e cristiani, secondo la sua esperienza si tratta di “una uguaglianza apparente e che nel migliore dei casi permette una convivenza pacifica”.
Di pace e uguaglianza parla anche Secil, nove anni, cristiano-caldea, figlia di rifugiati iracheni, con i quali parla in aramaico (“la lingua di Gesù “, precisa orgogliosa). Secil è una dei bambini che oggi riceverà la Comunione da Benedetto XVI. E’ felice di essere qui e molto emozionata e se potesse parlargli gli direbbe di andare in Iraq e fare qualcosa perché torni la pace nel suo Paese, che lei ha lasciato quando aveva cinque anni.