Pare che Aung San Suu Kyi il 7 novembre, o il giorno prima, in occasione delle elezioni in Birmania, sarà liberata.
Non è il primo annuncio del genere ma, data la situazione sempre più incerta a traballante del regime, non è detto che questa volta alle parole non seguano i fatti. Stiamo parlando della Birmania, dove il 7 novembre, quando si svolgeranno le elezioni legislative, Aung San Suu Kyi sarà liberata. Solo, pare, per votare. Si tratta della leader e fondatrice della Lega nazionale per la democrazia, il partito che nel ’90 ottenne una vittoria schiacciante alle elezioni. E che, subito dopo, fu sciolto dal regime che incarcerò Suu kyi, dandole, poi, gli arresti domiciliari. Secondo un’altra ipotesi, potrebbe essere liberata non il giorno delle elezioni, ma il precedente, in modo da impedire qualunque contatto con i suoi sostenitori. Si starebbe pensando ad una sorta di voto anticipato.
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Intanto, all’Onu, nei giorni scorsi è stata dedicata una riunione al caso Birmania, e alla «necessità di un processo elettorale più trasparente e al quale tutti possano partecipare». Il segretario generale Ban Ki-moon, in particolare, aveva rivelato che i partecipanti alla riunione avevano chiesto l’adozione di misure per la liberazione di prigionieri politici. Tra questi, specialmente per Aung San Suu Kyi. «Questo è essenziale, perché le elezioni possano essere considerate credibili e per contribuire alla stabilità e allo sviluppo della Birmania», aveva commentato Ban Ki-moon