Un bambino americano di dieci anni è stato portato in tribunale con entrambe le gambe legate da una spessa catena. La foto è stata pubblicata su tutti i quotidiani Usa, ma nessuno negli Stati Uniti si è scandalizzato o ha sollevato obiezioni.
COME GUANTANAMO – Nella foto si vedono le gambe, corte e paffute, del baby detenuto con la catena alle caviglie e la tuta arancione, la stessa indossata anche dai detenuti di Guantanamo. L’imputato, di cui non è stato reso noto il nome, vive a Millersburg, nell’Ohio, ed è accusato di avere ucciso la madre Deborah McVay, di 46 anni, sparandole con un colpo di carabina in testa. La carabina era il regalo di Natale che la donna aveva fatto al bambino appena pochi giorni prima. Dopo avere visto le foto, i commentatori Usa, come il blog «The Stir» di Jeanne Sager, si sono limitati a interrogarsi: «E se il prossimo a essere ucciso fossi tu?». Nessuno ha avuto nulla da ridire sul fatto che il bambino fosse incatenato. Solo i quotidiani italiani hanno sollevato il caso, con Paolo Di Stefano che sul Corriere della Sera ha sottolineato: «Allo scandalo ineffabile di un bambino che uccide la propria mamma, come se non bastasse, si aggiunge l’indecenza, imposta dalla giustizia, di vederlo con le catene ai piedi. Orrore al quadrato».
UN FUTURO DA SERIAL KILLER? – Di Stefano compie un parallelo tra il caso di Millersburg e il thriller del ’79 di Shane Stevens, Io ti troverò, che racconta una storia analoga, almeno in parte: la storia di Thomas Bishop, che a dieci anni uccide la madre, da cui subiva solo botte e violenze, scaraventandola dentro una stufa. Thomas diventerà un serial killer. «Il destino del nostro A. non lo possiamo sapere – commenta il Corriere della Sera -. Si può intuire che quel romanzo molto amato da James Ellroy, che racconta l’America tra gli anni ‘50 e i ‘70, probabilmente potrebbe essere scritto pari pari oggi».
Agli investigatori, che non escludono l’incidente fortuito, non rimane che capire il motivo dell’omicidio. Deborah avrebbe chiesto a suo figlio di andare a raccogliere la legna da ardere, il figlio si sarebbe rifiutato e da qui sarebbe esplosa la tragedia. «Ma raccontata così, semplicemente – riflette Di Stefano -, la reazione appare sproporzionata. Forse lo è, ma non è detto che tutto non sia nato da una banalità, come accade se la famiglia è una polveriera di odio, risentimenti e violenze. Chi lo sa».
«MAI VISTO UN DELITTO SIMILE» – Il procuratore Steve Knowling ha dichiarato che nella sua lunga carriera non ha mai visto un delitto così efferato compiuto da un bambino, aggiungendo che è «altamente insolito» per un minorenne tenere in camera delle munizioni, ma spiegando che «non è raro che bambini di quest’età vadano a caccia». A raccontare alla polizia come sia avvenuta la lite è stato lo zio materno del bambino di dieci anni, Tony Miller. «Mio nipote non riusciva a gestire la sua rabbia, e mia sorella ha trascurato questi problemi – ha dichiarato -. Era suo figlio e lo amava davvero tanto».
Dopo l’omicidio, nella stanza del bambino sono state trovate quattro armi. Sul suo letto c’era una carabina calibro 22, con cui avrebbe ucciso la madre, e un fucile da caccia calibro 12. Sulla rastrelliera dei fucili c’erano inoltre altre due carabine calibro 22. Gli infermieri dell’ambulanza hanno trovato McVay sdraiata a faccia in giù sul pavimento del suo soggiorno, e non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. E’ molto raro che un bambino di quell’età sia sospettato di omicidio. Secondo le statistiche criminali dell’Fbi, nel 2009 11 bambini di età tra i 5 e i 12 anni sono stati accusati di avere ucciso qualcuno: si tratta di 10 bambini e di una bambina.
(Pietro Vernizzi)