La Siria ha decisamente oltrepassato ogni limite. Il regime, non appena alcuni mesi fa sono iniziate le manifestazioni dei civili, reprimendole nel sangue ha gettato la maschera e mostrato il suo volto tirannico. Ora, l’Onu ha deciso di sancire tale verità, nota da tempo. Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, infatti, a Ginevra ha deciso di condannare «le evidenti e sistematiche violazioni» compiute dalle forze di sicurezza siriane. E di porre fine al sistematico meccanismo di impunità che, ad oggi, ha contraddistinto la condotta del governo di Damasco. L’Onu ha definito tali violazioni assimilabili a delitti contro l’umanità e ha previsto di creare un mandato di relatore speciale sulla Siria. La votazione ha avuto un’ampia maggioranza. 37 Paesi membri hanno votato contro il regime di Bashar el Assad. Quattro, invece, hanno votato contro il testo promosso dall’Onu. Si tratta di Cuba, Ecuador, Russi e Cina. Gli ultimi due sono membri permanenti del Consiglio si Sicurezza e hanno, quindi, diritto di veto sulle decisioni operative dell’organismo. Una risoluzione, con le relative coperture ad un atto di forza contro il regime, magari ad opera Nato, è un’ipotesi sempre più, quindi, impraticabile.
La Russia, prima che si votasse, aveva preso la parola, criticando la risoluzione e definendola eccessivamente squilibrata a vantaggio degli oppositori, facendo ricadere tute le colpe degli avvenimenti esclusivamente sul regime. Altri sei Paesi, invece, si sono astenuti. Si tratta di Uganda, India, Filippine, Angola, Bangladesh, Camerun. In ogni caso, l’Onu ha denunciato dei numeri che fanno rabbrividire. Da marzo, quando le proteste hanno avuto inizio, si contano 4mila vittime tra i civili uccisi dal regime. Di queste, 307 sono bambini. Molti di loro hanno perso la vita a causa delle torture inflitte. Solo 56 sono stati uccisi a novembre, il mese che si è rivelato il più sanguinoso. Oggi, dieci persone sono state freddate, nel corso di un nuovo venerdì di protesta, dalle forze di sicurezza, mentre ci sono state manifestazioni a Homs, Idlib, Dael, Deraa, Horan e Andan.14mila, infine, sono quelle arrestate.
Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha fatto sapere che, quanto prima, incontrerà i rappresentanti del Consiglio nazionale siriano, l’organismo che raggruppa gli oppositori al regime; nel frattempo, il portavoce del ministro degli Esteri Maurizio Massari, ha fatto presente che da parte della Nazioni Unite si tratta del primo atto di condanna esplicito.