La dinasta comunista che sinora ha guidato la Corea del Nord, l’unica monarchia, di fatto, stalinista, non è detto che, dopo la morte di Kim Jong-Il prosegua nella medesima forma assunta fino ad oggi. Sembra che Kim Jong-Un, il successore del “caro leader” – così era chiamato dai connazionali lo spietato dittatore che ha governato il Paese da’ 94, alla morte del padre – sia ritenuto inadatto a governare. Il 28enne a studiato in Svizzera, a Berna, e diventerebbe anche il leder del Partito dei Lavoratori. Si tratta di notizie provenienti, pare, ad una fonte anonima, la stessa che avrebbe informato dei test nucleari del 2006. Anche i servizi su coreani sono del medesimo avviso, così come lo sono quelli americani e quelli cinesi. L’intelligence italiana, dal canto suo, sta attentamente monitorando la situazione. Le redini del potere saranno assunte, sembra, da uno speciale direttorio che affiancherà Kim Jong-Un fino a quando non sarà autonomo. In molti temono che i militari possano arbitrariamente decidere delle sorti del paese, manovrando a piacimento il giovane dittatore. Altra ipotesi, è quella di un vero e proprio colpo di stato miliare. Del resto, nessuno sa quali effetti questo determinerebbe. Le informazioni, dalla Corea del Nord, scarseggiano. La ferocia del regime è tale per cui negli anni poco o nulla è trapelato riguardo a quanto effettivamente avvenga all’interno dei confini nazionali. Come per anni nessuno è stato in grado di definire obiettivi e strategie del precedente dittatore. Tra i motivi di una simile segretezza vi è il fatto che ogni colpa, in Corea del Nord viene punita collettivamente. Si è definiti “nemici del regime” per motivazioni irrisorie, come l’essersi seduti una foto del “caro leader”, o aver cantato una canzone straniera. Il che implica pene e torture non solo per i trasgressori, ma anche per i suoi familiari. In ogni caso, il direttorio vedrebbe al vertice Kim Jong-Il, affiancato dallo zio e dai leader militari Jang-Song-thaek, nominato nel 2009 alla Commissione nazionale di Difesa. Per molti il terzogenito successore del “caro leader” necessiterebbe di almeno un anno di rodaggio.
Per altri, già dal 2010, quando è stato designato come successore del padre, avrebbe preso pieno controllo delle forze armate.
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