Dopo gli attentati del giorno di Natale in cui una serie di esplosioni ha ucciso almeno quaranta persone, estremisti islamici hanno dato fuoco a circa trenta negozi appartenenti a persone della comunità cristiana di Potiskum, nel Nord della Nigeria. E mentre venivano incendiati anche un centro commerciale e l’abitazione di un capo della locale comunità cristiana, centinaia di perone scappavano in cerca di un posto sicuro. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, in un’intervista per Radio Anch’io ha detto che Boko Haram, il gruppo che ha rivendicato i tremendi attacchi della notte di Natale, «vuole creare odio e spaccatura all’interno della società», ma la strage avvenuta «non deve essere una scintilla per una nuova ondata di violenza, e spetta alla comunità internazionale fare di tutto per evitarla». Terzi ha poi sottolineato quanto la Nigeria sia un paese «di grandissima importanza nell’intero continente africano e anche nel contesto più grande, tanto e vero che è parte del G20, ed è un paese amico dell’Italia, e partner essenziale nel rapporto economico e anche nella stabilità dell’Africa occidentale», e da quando è stata restituita al processo democratico quindici anni fa, la Nigeria ha avuto un ruolo virtuoso, con «un assetto democratico garantito sui piani dei diritti umani, delle tutela della libertà, che riconosce la libertà di religione, di manifestazione». Anche Papa Benedetto XVI, in occasione dell’Angelus in Piazza San Pietro di ieri, ha voluto dedicare la sua riflessione alle vittime dell’attentato. Il Santo Padre ha detto che queste morti hanno portato «lutto e dolore» e chiesto che «si fermino le mani dei violenti». Poi, ha fatto presente che la violenza non può fare altro che condurre al «dolore, alla distruzione e alla morte». Ed ha aggiunto: «ho appreso con profonda tristezza la notizia degli attentati che, anche quest’anno nel Giorno della Nascita di Gesù, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese della Nigeria». Il Pontefice, manifestando la sua vicinanza alla comunità cristiana nigeriana, ha invitato i fedeli e pregare per le vittime.
Poi, ha lanciato un appello: «affinché con il concorso delle varie componenti sociali, si ritrovino sicurezza e serenità». Benedetto XVI ha constato che oggi, come nell’antichità, aderire fedelmente al Vangelo può significare dover dare per esso la vita; in Nigeria ma, ha precisato, anche in molte altre zone del mondo, dove i cristiani sono «sono esposti a persecuzione e talvolta al martirio». Ricordando il Santo celebrato oggi, ha tuttavia voluto ricordare che il sangue versato per Cristo non è mai inutile; chi persevererà sino alla fine, conservando la fede, sarà, infatti, salvato.