Un sisma devastante, di 8.9 gradi della scala Richter, ha colpito il Nord-Est del Giappone e uno tsunami di dieci metri ha sommerso la costa di Sendai.
Il Sussidiario.net ha chiesto un parere al Professor Francesco Chierici dell’istituto di Radioastronomia e Scienze marine di Bologna, esperto di fenomeni sismici e di tsunami: “Purtroppo gli tsunami sono fenomeni ancora imprevedibili, nonostante si studi su di essi sin dagli anni Venti (leggi l’intervista completa in questo articolo dopo l’introduzione)”. Il terremoto ha provocato almeno una vittima, a est di Tokyo, e un numero altissimo di feriti. Nella prefettura di Ibaraki, a nord della capitale, una persona è rimasta intrappolata sotto il tetto crollato di una casa ed è morta. Otto i dispersi nella prefettura di Fukushima.
Si sono registrate in tutto due scosse (la seconda di 7.8 gradi), e la prima è durata oltre due minuti. Il sisma, per l’Istituto di Geofisica degli Stati Uniti, è avvenuto a 24,4 chilometri di profondità alle 6.46 ora italiana (14.46 in Giappone) e a circa un centinaio di chilometri dalla costa della prefettura Miyagi. L’allarme tsunami è stato esteso a tutto l’Oceano Pacifico, all’Australia, Messico, Nuova Zelanda e America Latina. Le scosse sono state avvertire in modo chiaro fino a Pechino. Nel porto di Sendai, il capoluogo della prefettura di Miyagi, nella parte nordorientale del Paese, la pista dell’aeroporto è stata invasa dalle acque. A Miyagi l’acqua dal mare ha inondato tutto d’un tratto le strade del centro, portando via veicoli e cartelloni pubblicitari.
Il porto si è riempito di carcasse di macchine. Il presidente del Consiglio giapponese Naoto Kan ha convocato una riunione d’emergenza. Il ministro della Difesa, Toshimi Kitazawa, ha chiesto alle forze dell’ordine di prepararsi a intervenire. Il ministro degli Esteri, Takeaki Matsumoto, ha ordinato invece alla struttura diplomatica di accettare gli aiuti internazionali. Si temono altre onde tsunami sulla Russia e sulle Filippine.
Professor Chierici, ieri dopo la prima scossa di terremoto in Giappone un allarme tsunami era stato ritirato quasi subito, oggi nuova scossa di terremoto e lo tsunami si è effettivamente verificato. Dunque il fenomeno tsunami è totalmente imprevedibile?
Purtroppo sì, per quanto gli studi si stiano concentrando sempre di più per arrivare a una previsione quanto più possibile precisa in modo da sapere se uno tsunami si sta per abbattere o no, non è ancora possibile prevedere il suo reale svolgimento. Si pensi che in Giappone si lavora sul fenomeno tsunami sin dagli anni Venti. Quello che si può fare oggi è ricavare dalle caratteristiche del terremoto e da alcune fenomeni precursori di un possibile tsunami e cioè l’arrivo di onde anomale sulla costa, elementi sufficienti per dire che uno tsunami è in atto. Si usano essenzialmente due parametri: si calcola la magnitudo e la profondità della scossa con letture che si fanno direttamente in mare con strumenti specifici e in base a questi due elementi si dà l’allarme per una eventuale scossa. In realtà le autorità giapponesi dopo la seconda scossa di oggi hanno dato l’allarme e hanno indovinato l’arrivo dello tsunami.
La zona colpita dagli tsunami però è più o meno sempre la stessa, Oceano Pacifico oppure Oceano Indiano.
L’Oceano Pacifico è monitorato da due reti una americana e una giapponese. Il Pacifico per le sue caratteristiche geologiche è una delle zone al mondo a più alto rischio terremoti e quindi tsunami. E’ una zona particolarmente attiva dove le faglie si scontrano provocando energie molto forti e quindi provocando terremoti in mare di forte potenza.
Come è la situazione nel Mar Mediterraneo? La zona tra la costa di Napoli e la Sicilia è ricca di vulcani sottomarini ad esempio…
Le zone marine a rischio terremoti sono parecchie in tutto il mondo e una di queste è il Mar Mediterraneo. Istanbul ad esempio è una città particolarmente a rischio, colpita in passato da diversi terremoti, uno anche 200 anni fa di forte intensità, ha una faglia che l’attraversa molto vicina alla città. E prevedibile che subirà altri terremoti con rischio tsunami anche se non è possibile dire quando. Anche la costa italiana è a rischio, ci sono diversi vulcani sottomarini e una esplosione di questi o il collasso del corpo vulcanico possono provocare tsunami.
L’onda che ha colpito il Giappone era alta dieci metri: una altezza nella norma?
L’altezza dell’onda dipende da diverse caratteristiche. Oltre che dalla magnitudo della scossa, dipende da quanto si è mosso il fondo marino. Quello che genera lo tsunami è infatti lo smuoversi del fondo marino successivo alla scossa che genera un effetto pistone. Poi l’altezza dell’onda dipende da come è fatta la costa dove si abbatte lo tsunami: se ad esempio arriva in una baia, questa può ingolfare la corrente marina e creare onde molte alte. In questi casi si possono avere onde alte anche trenta metri. Ma a soli pochi chilometri da dove si abbattono queste onde ci possono invece essere onde alte solo tre metri, dipende se il mare sale dolcemente o sale bruscamente. Dipende insomma da come è la costa dove arriva l’onda: a pochissima distanza ci spossino essere onde molto alte e onde basse.