Poche ore ancora, forse meno. E la Libia sarà bombardata. A meno che, ha dichiarato Sarkozy in un conferenza stampa al termine del vertice all’Eliseo, Gheddafi non risponderà senza riserve alle richieste della Comunità internazione.
L’attacco alla Libia sarebbe ormai questione di poche ore. Il capo dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy, in una breve conferenza stampa ha fatto chiaramente capire che i raid aerei sono imminenti. Resta aperta la strada per una riconciliazione dell’ultimo momento. «Il colonnello Gheddafi – ha detto Sarkozy – ha ancora la possibilità di rispondere senza riserve alle richieste della Comunità internazionale». Se lo farà, «le porte della diplomazia si riapriranno». In ogni caso, se Gheddafi non farà al più presto un passo indietro, l’intervento del presidente francese, non lascia dubbi sull’immediato futuro: «Il Colonnello Gheddafi ha disprezzato i nostri avvertimenti. Durante le ultime ore ha intensificato l’offensiva mortifera», ha dichiarato. «Questi popoli hanno bisogno del nostro aiuto, del nostro appoggio. E’ nostro dovere. La Libia ha una popolazione pacifica, che non chiede altro che decidere del proprio destino», ha aggiunto. Non si tratta, nelle parole di Sarkozy, di un’ingerenza. «L’avvenire della Libia – ha, infatti, sottolineato – appartiene ai libici. Se noi interveniamo a favore dei popoli arabi è in nome della coscienza universale che non può tollerare simili crimini. Agiamo in nome della risoluzione Onu. Interveniamo per permettere al popolo libico di scegliere il proprio destino».
Ecco il passaggio più drammatico del suo discorso: «E’ una decisione grave, che noi siamo stati portati a prendere a fianco dei partner arabi, europei e americani. La Francia è decisa ad assumersi il proprio ruolo di fronte alla storia».
Nel frattempo, i caccia francesi stanno sorvolando Bengasi. Dal canto nostro, in Italia, a Trapani sono schierati gli aerei Tornado. Si tratta di aerei specializzati nella distruzione di sistemi radar e di allarme. Ma a Trapani si trovano anche gli Euro-Fighter, in genere di stanza a Grosseto. Sono velivoli specializzati in azioni di bombardamento. Elementi che lasciano presumere un nostro prossimo coinvolgimento.
Su un nostro eventuale intervento, il generale Jean, interpellato da Ilsussidiario.net, sulla minaccia di Gheddafi di trasformare il Mediterraneo in un inferno, aveva commentato: «Dal punto di vista militare Gheddafi è un uomo molto pragmatico. Fa la voce grossa con i deboli e la voce bassa con i forti. In un momento come questo, potrebbe reagire militarmente solo se attaccato di brutto, ma anche allora non gli converrebbe molto. Se poi scatenasse attentati terroristici sarebbe punito davvero duramente, questo lo sa e sa che non gli conviene farli».
L’epilogo della vicenda, forse, si chiarirà tra poco. Resta, fino ad allora, in ballo, un quesito: «In termini militari gli “eventi” paiono prossimi alla fine e se il colonnello, sia pur logorato, superasse l’ennesima prova come si farà con quell’uomo ancora in sella sulle sue risorse naturali e su quelle umane (forse due milioni di africani subsahariani in letargo tra le sabbie libiche)?», scriveva su queste pagine Roberto Fontolan il 17 marzo. «Bisognerà inginocchiarsi davanti alla sua tenda e sperare di rabbonirlo con le promesse più colossali? Più di quelle già fatte? Chi e come tratterà con lui e suoi figli, saliti alla ribalta delle stesse televisioni e per nulla disposti a mollare il malloppo che ha preso le strade della Svizzera, del Golfo, delle società fantasma (in questo sì i dittatori sono tutti uguali)?».
A conclusione del vertice di coalizione che si è tenuto a Parigi sono arrivate anche le dichiarazioni del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. Il premier, che ha ribadito la posizione del governo e cioè la disponibilità di sette basi italiane a supporto delle forze aeree alleate e dei mezzi destinati alle operazioni umanitarie, ha fornito rassicurazioni sul fatto che il nostro paese è da ritenersi al sicuro da eventuali rappresaglie dell’esercito libico che dovessero fare seguito alle operazioni militari dell’alleanza. «Le forze armate – ha rassicurato Berlusconi – ieri hanno fatto un esame approfondito e la loro conclusione è che non ci sono armi libiche in grado di raggiungere il territorio italiano». Il premier ha anche aggiunto che se si rendesse necessario, l’Italia sarebbe disponibile a «fornire mezzi» a supporto della coalizione, dicendosi però convinto che questo non dovrebbe essere necessario proprio perché la sicurezza del territorio italiano sarebbe garantita.
Berlusconi ha informato dell’esito del vertice il capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha espresso il proprio compiacimento per l’intesa raggiunta.
IL VIDEO DI YOUTUBE DELLA CONFERENZA STAMPA DI SARKOZY