Ad Aung San Suu Kyi è stato chiesto di cessare ogni attività politica e di arrendersi alla legge. Si apprende dal “New Light of Myanmar”, ritenuto un’emanazione del regime birmano. Il ministro dell’Interno ha inviato alla Lega per la Democrazia, capeggiata dal premio Nobel per la pace una lettera, sostenendo che la donna viola le norme continuando a mantenere aperta la sede del movimento politico (dichiarato fuori legge) e diramando comunicati. «Se veramente ha intenzione di accettare e mettere in atto le misure democratiche deve porre fine a questi atti che possono ostacolare la pace e la stabilità», scrive il ministero. Il provvedimento giunge all’indomani della cacciata di Michelle Yeoh, l’ex miss Malesia, dal Paese. La sua colpa? Interpreterà Il prossimo film di Luc Besson “The Lady” sulla vita di Aung San Suu Kyi. Si tratta di episodi che non stupiscono, inscritti nella logica di uno dei regimi più cruenti al mondo, al potere nel Paese da decenni, e che ha visto in Suu kii, da sempre, il suo nemico numero uno.
Considerata un’eroina in Birmania, suo padre era il”Bogyoke” (maggior-generale) Aung San che nel 1942 costituì l’Esercito d’Indipendenza Birmano liberando il Paese dal dominio britannico e, successivamente, giapponese. Suu kyi, dopo che il padre fu ucciso nel ’47, condusse una tranquilla esistenza in Inghilterra, dove sposò un professore di Oxford dal quale ebbe due figli. Tornò nel paese natale nell’88 per assistere la madre morente. Dovette assistere pure all’instaurarsi di un regime di stampo marxista che introdusse la via birmana al socialismo. Decise, conscia dell’eredità paterna, di fondare un partito: la Lega Nazionale per la Democrazia, che il 27 maggio del ‘90 ottenne la maggioranza schiacciante all’assemblea costituente, con 392 membri, su un totale di 485.
Lo Slorc (Consiglio di restaurazione della legge e dell’ordine di stato), supportato dall’esercito, semplicemente invalidò le elezioni, incarcerò tutti gli esponenti del partito e diede a Suu kyi i domiciliari. Da allora, la sua vita si è altalenata tra la prigionia domestica e saltuarie liberazioni, per poi essere liberata definitivamente a novembre scorso, ad una settimana dalle ennesime elezioni farsa.