Vladimir Putin si fa sentire e punta il dito nuovamente contro l’America di Barack Obama, definendo l’economia statunitense “un parassita a livello globale che sfrutta la posizione di monopolio del dollaro”. Il primo ministro russo inoltre, durante il forum estivo dei “Nashi”, l’organizzazione filo-putiniana, auspica di fronte ai giovani del suo partito una nuova unione tra Russia e Bielorussia in un unico stato, come ai tempi dell’Urss, e ritiene che il compromesso raggiunto recentemente in America sull’aumento del tetto del debito “non fa altro che rinviare la decisione per risolvere il problema”. Putin esprime però un giudizio positivo riguardo alla responsabilità e al buon senso con cui Washington ha evitato il possibile default considerando che l’economia americana è una delle locomotive a livello mondiale. Intanto, dopo il via libera della Camera con 269 voti a favore e 161 contrari, il piano sul tetto del debito americano è stato approvato anche dal Senato, con 74 voti favorevoli e 26 contrari, superando quindi di ben quattordici sì il limite dei sessanta necessario per il passaggio della misura. Il testo verrà inviato al più presto al presidente Barack Obama che lo firmerà in tutta fretta senza cerimonie speciali, visto che il piano deve diventare legge entro la mezzanotte americana, cioè le sei del mattino in Italia, per evitare la situazione di default: “È stato evitato un default che avrebbe devastato l’economia, anche se non bisognerebbe andare così vicino al rischio di una catastrofe per agire.
Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per far crescere l’economia e rimettere gli americani al lavoro, e le aziende hanno bisogno di certezze per tornare ad assumere”, ha dichiarato il capo della Casa Bianca. In occasione della votazione si è presentata in aula anche la deputata americana Gabrielle Giffords, ferita gravemente durante una sparatoria avvenuta nel mese di gennaio scorso in Arizona. La misura prevede un aumento del tetto del debito da 2.100 miliardi di dollari a 2.400 e tagli per almeno 2.100 miliardi in dieci anni, anche se l’agenzia di rating Standard&Poor’s aveva identificato una cifra di 4.000 miliardi di dollari necessaria a mantenere il livello AAA, cioè il migliore possibile. Quindi il rischio del cosiddetto “downgrade” è ancora alto, anche se più positive appaiono invece le agenzie Moody’s e Fitch, secondo cui gli Stati Uniti potrebbero continuare a restare sul rating AAA. Sempre Barack Obama ha dichiarato: “I tagli saranno graduali, non peseranno e ci consentiranno di continuare a effettuare investimenti in settori che creano occupazione”. Anche secondo il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, “l’accordo è positivo per l’economia ed evita altri danni”. Ma i mercati sembrano non essere d’accordo con il presidente, e Wall Street continua a procedere su binari negativi, confermando la grande difficoltà della situazione. Ma come nasce il tetto del debito americano?
Fino al 1917, era necessario un voto del Congresso per ogni prestito che il governo americano doveva chiedere, ma dopo quell’anno è stato deciso di fissare un tetto massimo di indebitamento e lasciando al governo carta bianca all’interno di quel limite. Nel corso degli anni, però, per vari motivi, quel tetto è stato superato e alzato più volte. Basti pensare che durante la presidenza di Reagan è stato alzato ben diciotto volte, contro le sette del periodo di George W. Bush e le tre dell’attuale mandato di Barack Obama. Proprio il due agosto, il tetto americano sarà nuovamente superato, facendo entrare l’economia del paese in default, e proprio per questo motivo, la firma per il nuovo rialzo deve avvenire il prima possibile. Infatti, se il termine del 2 agosto venisse superato, il governo degli Stati Uniti non potrebbe più indebitarsi e di conseguenza neanche spendere più soldi. Bisognerebbe quindi fermare ogni forma di pagamento, come sussidi e stipendi, entrando nella tanto temuta situazione di default. Proprio a causa di questa condizione, l’America rischierebbe di perdere le tanto ambite tre A, e questo potrebbe avere effetti imprevedibili sull’economia mondiale.