«Non è una cosa nuova che la Libia di Gheddafi o se si preferisce i lealisti di Tripoli considerino adesso l’Italia un nemico e il nostro presidente del Consiglio un traditore, anche a livello personale. Gheddafi ha sicuramente vissuto quanto è accaduto come un fallo personale fatto da un amico che lo ha tradito, quindi non mi stupisco di quanto accaduto perché era una cosa che potevamo aspettarci, anzi, mi ero quasi meravigliato che fino a ora non fosse successo niente (anche se potrebbe già essere accaduto qualcos’altro di cui noi non siamo venuti a conoscenza)». Gregorio Giungi, analista politico-militare e collaboratore di Equilibri.net, commenta nell’intervista a IlSussidiario.net l’attacco all’unità navale italiana da poco rivendicato dal portavoce del governo libico Mussa Ibrahim, in cui un missile, diretto verso la nave della Marina militare “Bersagliere” è caduto in mare distante dall’obiettivo.  



Dott. Giungi, possiamo aspettarci altri attacchi?  

Non si può escludere che tentino qualcos’altro, ma si tratta solo di supposizioni. Comunque non sarebbe strano. Bisogna però ricordare che le armi offensive come i razzi hanno bisogno, se non di una manutenzione, almeno di una corretta custodia e anche gli ordigni, specialmente quelli esplosivi, hanno una durata, una vita tecnica, e quindi anche una scadenza.



Può spiegarsi meglio?

Ordigni come i razzi, nel corso degli anni, perdono potenza e, soprattutto, possono vedere diminuita la loro gittata efficace e la loro precisione. Quando arrivano al livello più basso di precisione ed efficacia, diventanto decisamente poco pericolosi. Ricordo anche che in Afghanistan ci sono stati dei razzi che, pur esplodendo a breve distanza, non hanno nemmeno offeso in modo particolare dei caseggiati addiruttura fatti di calce. Insomma, in conclusione, il clamoroso errore di tiro potrebbe dipendere da ordigni vecchi e vecchi e custoditi in modo non corretto.

Qual è la condizione attuale delle forze militari libiche e dell’opposizione?



È stato detto che le forze paramilitari che attaccano Tripoli non sono molto efficienti, ma bisogna ricordare che anche l’esercito regolare di Gheddafi non è comunque un modello di professionalità militare, almeno non come l’Occidente la concepisce. Non sono molto diversi dalla loro controparte che è comunque composta in buona parte da ex militari, cioè da reparti delle forze regolari che hanno defezionato. Da quello che si ascolta in televisione sembra siano soltanto una milizia popolare, ma non è così.

Lo stallo a cui stiamo assistendo ora da cosa è generato?

Il fatto che adesso ci sia uno stallo sostanziale dipende, è ovvio, dal fatto che nessuna parte è fisicamente in grado di prevalere sull’altra, nonostante sia verosimile che le forze dell’opposizione abbiano un apporto terrestre non dichiarato di parte francese. Ciò compenserebbe una differenza di numero e di armamento a sfavore degli insorti.

Sono da ritenere plausibili attacchi anche sul territorio italiano?

Sicuramente questa volontà da parte dei lealisti di Tripoli esiste, ma sono scettico sulla loro capacità effettiva di farlo, almeno in modo militare convenzionale. Non dimentichiamo che la tecnologia bellica libica ha prosperato fino ad ora sull’apporto di “consiglieri militari” di altre nazioni che tutti conoscono. So che, almeno per un periodo, i libici sono stati aiutati dai sovietici, anche se non sono stati gli unici. La Libia non ha più questi aiuti militari, e queste persone da sole non possono andare troppo lontano. Gli unici attacchi possibili in senso teorico sono attraverso missili che, come i razzi, necessitano di una vera e propria manutenzione che loro sicuramente non possono garantire da soli. Ci sarebbe la loro aeronautica, che ritengo poco efficiente, e per giunta credo che la blindatura operata dalla nostra sia impenetrabile.

E attacchi terroristici?  

Questo è un discorso diverso, perché potrebbero farlo anche in via mediata. Però, anche se c’è sia la volontà che probabilmente una capacità di farlo, bisogna ricordare che il nostro controspionaggio ha tradizionalmente una ottima capacità professionale in termini di prevenzione e difesa, per cui mi ritrovo di nuovo scettico sul fatto che riescano a fare qualcosa sul territorio nazionale a livello terroristico.

Cambierà dopo questo attacco la posizione della Nato nei confronti della questione libica?

No, non cambierà minimamente, perché in questo momento attraversa un periodo di crisi interna che non è scollegato alla crisi economica internazionale, e per la Nato la Libia rimane un incidente imprevisto e imbarazzante, nulla più che questo. Quindi non cambierà nulla di significativo, e sicuramente non per questo attacco goffo e quasi ridicolo.

 

(Claudio Perlini)

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