Torna sul tavolo delle trattative il caso mai risolto dell’ingresso della Turchia nell’Unione europea. L’occasione è il rapporto sull’allargamento dell’Unione stessa. La Commissione Ue ha infatti dichiarato che è necessaria la ripresa dei negoziati di adesione con la Turchia. Paese, dice sempre la Commissione, “chiave” per la stessa Ue. Una dichiarazione che lascia alquanto perplessi, anche perché diversi sono i Paesi membri della Ue che non vedono di buon occhio tale adesione. La stessa Ue ha rimarcato la crescente preoccupazione per il rispetto dei diritti civili in Turchia. Non solo, ha anche chiesto il pieno rispetto della presidenza Ue, che al momento spetta a Cipro. Per chiarire il motivo dell’importanza data all’adesione della Turchia, Ilsussidiario.net ha contattato il professor Ennio Di Nolfo: “La crisi siriana sta dimostrando con grande evidenza che la Turchia ha un ruolo chiave nella situazione medio orientale. Se la Turchia fosse lasciata sola ad agire in questa crisi, le conseguenze sarebbero del tutto imprevedibili”.
Professore, non è esagerato definire la Turchia Paese chiave dell’Unione europea, anche alla luce di posizioni non del tutto favorevoli a questa adesione?
Io credo che la Turchia sia ridiventata recentemente un Paese chiave per l’Unione europea e sono d’accordo su questo con la Commissione europea, perché la crisi siriana ha mostrato con grande evidenza che la Turchia ha un ruolo chiave nella situazione medio orientale.
Ci spieghi questo passaggio.
Prendiamo un caso che è emerso in questi giorni e che mette in evidenza questo aspetto. E’ apparsa sui giornali la notizia secondo la quale i curdi, che costituiscono una parte importante della popolazione di quel Paese, rivendicherebbero la loro piena autonomia qualora la Turchia entrasse in guerra contro la Siria. E’ evidente, dunque, che se la Turchia fosse lasciata sola a decidere, tutta la situazione in Medio oriente verrebbe rimessa in discussione e questo porterebbe a conseguenze nell’area del tutto imprevedibili. Conseguenze che l’Unione europea in questo momento non si può certo permettere.
Potrebbe in qualche modo prendere decisioni pericolose?
Non dobbiamo dimenticare che la Turchia ha l’esercito più forte dell’intera Unione europea e come tale è in grado di prendere una posizione risolutiva nel quadro di un possibile conflitto medio orientale.
Ma proprio il rischio di un conflitto non creerebbe problematiche pericolose per la stessa Unione europea?
Certo, crea una problematica fondamentale. In linea di massima non credo, però, che l’attuale conflitto in atto possa diventare un conflitto militare aperto. Sono del parere che le schermaglie che hanno luogo siano assaggi per evitare una esplosione aperta e violenta.
Dunque, che previsioni si possono fare?
Il mio parere è che la Turchia, in questo quadro, sarebbe un punto di forza fondamentale per l’Unione europea. Senza l’appoggio della Turchia la stessa Unione europea si troverebbe messa in discussione in aree come Grecia e Cipro, che attraversano momenti di grande incertezza. Oppure in aree come la penisola balcanica, dove sono in corso negoziati per l’adesione di diversi Paesi all’Unione europea. E’ proprio di ieri l’incontro con il presidente serbo ed è un segno più che evidente di questo.
Tuttavia, l’Unione europea sottolinea ancora la preoccupazione per il rispetto in Turchia delle libertà fondamentali, un problema evidentemente sempre concreto.
Certo, la preoccupazione è concreta ed è un problema su cui va sviluppato un negoziato. A cosa si riferisca specificatamente l’Unione europea quando pone questo problema è a priori difficile dirlo. E’ evidente che la legislazione interna turca non è del tutto conforme a quella comunitaria, però credo che un negoziato attento possa limare queste difficoltà e portare a un superamento delle stesse.
Il fatto che l’attuale presidente turco sia espressione di un islamismo non certo fondamentalista, ma comunque molto evidente, non crea ulteriori problemi?
Probabilmente sì, però va detto che l’attuale presidente, al di là delle apparenze, è stato un uomo di dialogo e un uomo estremamente abile nello sviluppare la politica estera della Turchia. Teniamo presenti i rapporti della Turchia con gli Stati Uniti, quelli con l’Alleanza atlantica, i rapporti persino con Israele per avere una idea della abilità con cui Erdogan è riuscito a muoversi in un’area così difficile. Questo mi fa pensare in modo ottimistico alla richiesta di riprendere i negoziati con la Turchia.
Diversi Paesi della Ue però non la pensano così. Qual è la posizione dell’Italia?
L’Italia proprio nei giorni scorsi ha espresso una posizione favorevole. Del resto noi abbiamo mille ragioni per essere favorevoli all’ingresso della Turchia nell’Europa.
Quali?
Intanto perché completerebbe lo schieramento nel Mediterraneo di Paesi Ue, dall’altro perché in Italia c’è un numero consistente di popolazione islamica, e siamo così vicini all’area islamica da sentire di più questa presenza. Avremmo probabilmente un sollievo dall’ingresso della Turchia nella Ue. L’Italia è nel Mediterraneo il Paese concorrente e l’alleato naturale della Turchia allo stesso tempo. In avvenire si potrebbe arrivare solo a una divisione dei ruoli.
Che tipo di ruoli?
Quello di dominatore del Mediterraneo nei confronti dell’altro o, viceversa, di Paesi collaboranti fra loro per la stabilità del Mediterraneo. Io credo che Italia e Turchia possano collaborare.