“A differenza della popolazione di Gaza, che è pronta a combattere Israele come un solo uomo, la maggioranza dei palestinesi in Cisgiordania è silenziosa e, tanto nei periodi di pace come in quelli di guerra, non fa sentire la sua voce e non compie azioni eclatanti”. Lo sottolinea il professor Wael Abuhasan, docente di Scienze politiche all’Arab American University di Jenin, in Cisgiordania. Per Abuhasan, “non esistono alternative a una tregua e più tardi ci arriveremo, peggio sarà per tutti. Da una parte Hamas pretende di essere in grado di gestire la situazione, ma continua a pagare un prezzo troppo elevato in termini di vittime civili, incluse donne e bambini. Dall’altra Israele sa bene che i costi umani e militari di un’invasione di terra nella Striscia di Gaza sarebbero troppo alti”.
Professor Abuhasan, la maggior parte dei palestinesi in questo momento vuole la guerra con Israele o desidera una tregua?
La situazione dei palestinesi in Cisgiordania è molto diversa rispetto a chi vive nella Striscia di Gaza. In qualsiasi circostanza ci si trovi, i primi sono sempre la maggioranza silenziosa, sia che si attraversi un periodo di pace o uno guerra, sia che siano in corso i negoziati con Israele o che questi ultimi si interrompano. Chi vive in Cisgiordania insomma non fa sentire la sua voce, a differenza della popolazione di Gaza che in queste ore sta fronteggiando e combattendo Israele come un solo uomo dopo le ritorsioni dello Stato ebraico contro la Striscia.
Eppure alle ultime elezioni del 2006 la maggioranza dei palestinesi ha votato Hamas. Per quali motivi?
I palestinesi sono divisi. Una parte sta con Abu Mazen, un’altra sta con Hamas. Il motivo del prestigio di cui gode il partito islamista risiede in parte nel fatto che è considerato un esempio per le sue operazioni di resistenza. Nel nostro popolo le emozioni giocano un ruolo molto rilevante, e d’altra parte i palestinesi sono convinti che Hamas stia proteggendo i loro diritti e stia lavorando per migliorare la loro situazione. Anziché appoggiare Abu Mazen si affidano quindi al partito islamista, anche perché sono convinti del fatto che i negoziati e gli sforzi per trovare una soluzione politica non abbiano funzionato.
Che cosa ne pensa del modo in cui Hamas sta gestendo la crisi?
In quanto palestinese, ritengo che Hamas pretenda di essere in grado di gestire la crisi, ma stia pagando un prezzo troppo alto in termini di vittime civili, e soprattutto di donne e bambini. D’altra parte il partito islamista guarda all’Egitto, soprattutto in quanto ad essere al potere al Cairo ci sono i Fratelli musulmani. Hamas confida in un aiuto dal vicino Stato arabo, sia a livello regionale sia a livello internazionale.
Secondo lei come andrà a finire?
Le due parti si stanno infliggendo a vicenda diverse perdite umane, ma alla fine raggiungeranno una tregua. E’ questa l’unica possibile soluzione per quanto sta avvenendo a Gaza. Se Israele continuerà a colpire i palestinesi, questi ultimi risponderanno nello stesso modo con effetti molto gravi per i civili su entrambi i fronti. Magari ci vorranno giorni, settimane o mesi, ma non esiste un’alternativa a un cessate il fuoco. E’ possibile che ciò porti anche ad alleggerire la pressione su Gaza, che finora è stata la più penalizzata, eliminando i blocchi e aumentando la libertà della sua popolazione.
Netanyahu però ha detto di essere pronto ad “allargare significativamente” l’offensiva …
Quella che è in corso è una guerra psicologica, in cui ciascuno ha l’obiettivo di fare crescere la pressione sulla parte opposta e convincerla a interrompere le sue operazioni. Un’invasione di terra a Gaza però avrebbe costi molto elevati per Israele. Lo Stato ebraico lo sa bene, perché ha già vissuto una situazione simile nel sud del Libano nel 2006.
Quale può essere invece il ruolo dell’Europa?
L’Unione Europea può giocare un ruolo in Palestina, in quanto è in buone relazioni sia con Israele sia con l’Autorità Palestinese. D’altra parte il governo egiziano è più vicino ad Hamas. L’Unione Europea è quindi l’istituzione internazionale che, agendo anche attraverso l’Egitto, dispone dei mezzi diplomatici più efficaci per raggiungere una soluzione pacifica compiendo pressioni su entrambe le parti in causa. Continuare con questa situazione di conflitto del resto non aiuta né mai aiuterà il processo di pace e le persone appartenenti al popolo palestinese e a quello israeliano. L’Europa deve quindi lavorare perché si metta fine a questa escalation.
(Pietro Vernizzi)