“Vivo tra Gerusalemme e Tel Aviv, un’area colpita in maniera minore rispetto al Sud di Israele che invece viene bombardato da anni senza che nessuno ne parli. Quella zona vicina alla Striscia di Gaza, infatti, viene quotidianamente colpita da razzi che, occasionalmente, sono arrivati anche in zone più lontane e, come in questo particolare periodo, anche a Tel Aviv”. Sharon Nizza, raggiunta telefonicamente da IlSussidiario.net, è arrivata in Israele circa dieci anni fa, in piena Intifada. Prima dell’attentato di ieri a Tel Aviv, ci spiega, la vita quotidiana scorreva senza particolari cambiamenti, “anche se con un’ovvia preoccupazione di fondo”. Quella bomba esplosa sull’autobus, però, “è un episodio scioccante che riporta la memoria agli anni in cui sono arrivata qui”.



Gli anni dell’Intifada, delle rivolte arabe. Ci racconti la sua storia.

Mi sono trasferita in Israele nel 2002, proprio nel mezzo del periodo dell’Intifada, anni in cui automobili e bus esplodevano ogni giorno. Ricordo che, appena arrivata, mi iscrissi all’Università ebraica di Gerusalemme: esattamente il giorno dopo un dipendente arabo dell’ateneo fece esplodere una bomba che uccise nove persone. Quello fu il mio benvenuto in Israele e, fino al 2005, furono anni di paura. Anche in quel caso, però, la vita quotidiana procedeva piuttosto normalmente: ovviamente in pochi potevano permettersi il taxi per ogni spostamento, quindi inevitabilmente ci si doveva muovere in autobus, con tutti i rischi che questo comportava.



In questo momento avverte un clima simile?

Ovviamente la situazione non è proprio uguale, però in qualche modo si sta ricreando un clima simile. Vedo molte persone, in particolar modo immigrati, che vanno letteralmente nel panico di fronte a questa situazione e che hanno paura a uscire di casa. Anche io, fino a poco tempo fa, dicevo che a Tel Aviv i razzi non sarebbero mai arrivati, eppure poco dopo è suonata la sirena. E’ naturale che allora ci si chieda dove si vuole arrivare e soprattutto come potrà finire.

La sirena comincia a suonare, il razzo nemico è stato lanciato. Come si vivono quegli attimi?



E’ un momento che ho vissuto in diverse occasioni, prima a Tel Aviv, poi anche a Gerusalemme. Quando la sirena comincia a suonare si cerca immediatamente di agire razionalmente, ma tutti sanno che dal momento dell’inizio del suono fino all’eventuale esplosione trascorre solamente un minuto e mezzo, un lasso di tempo ovviamente non sufficiente per agire in modo distaccato. Anche per questo motivo sono in molti a parlare dell’Iron Dome, quell’incredibile sistema antimissilistico che fino ad oggi ha permesso davvero di salvare molte vite. Devo però ammettere che in generale non mi lascio prendere molto dal panico, ma ho ascoltato alcune storie di amici che hanno vissuto momenti davvero difficili.

Vuole parlarcene?

Una mia amica, tra l’altro incinta, stava viaggiando da sola in macchina quando la sirena ha iniziato a suonare. Potete capire che in un momento del genere è davvero impossibile rimanere freddi quindi è facile venire sopraffatti dall’ansia di essere colpiti mentre ci si trova a bordo. Lei è scesa immediatamente, chiedendo aiuto a un uomo israeliano che, abituato a situazioni di stress come queste, l’ha esortata a sdraiarsi a terra, come hanno poi fatto tutti. In questo modo, infatti, nel caso in cui un razzo dovesse esplodere nelle vicinanze, si può evitare di essere investiti completamente dalla deflagrazione e dalle schegge che questa produce.   

In che modo la popolazione israeliana avverte l’attuale intervento occidentale?

Dopo l’inizio delle ostilità e a seguito dei primi annunci, ora si avverte un’incredibile inerzia da parte dell’Occidente, come se questa fosse una realtà parallela con cui non ci si dovrà mai incontrare. E’ poi molto sentito l’aspetto non solo politico, ma anche mediatico.

Cosa intende?

I mass media hanno ovviamente una grandissima influenza e in molti casi omettono di spiegare i motivi reali di questa situazione. Una persona che vuole informarsi leggendo i giornali, infatti, potrebbe pensare che tutta questa situazione sia nata praticamente dal nulla o dall’assassinio mirato del comandante di Hamas avvenuto settimana scorsa, ma non è assolutamente così.

Si spieghi meglio.

Quest’ultima escalation nasce qualche giorno prima, quando un  missile sparato da Gaza ha centrato un carro armato israeliano in territorio israeliano. Questa è stata la prima, gravissima violazione condannata da più parti e da cui il numero dei razzi sparati ha cominciato ad aumentare in maniera esponenziale. Il più delle volte i media trascurano completamente questi dettagli ed è proprio su questo aspetto che la rabbia degli israeliani si fa sentire e si avverte molto chiaramente.

 

(Claudio Perlini)

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