Le Grecia è nel caos. Il governo si appresta a varare l’ennesimo pacchetto di misure lacrime a sangue, e la popolazione è allo stremo. Ieri i partiti maggiori erano giunti ad un accordo per ottenere dalle istituzioni europeo lo sblocco di un finanziamento da 130 miliardi di euro per salvare il Paese; l’intesa, che prevede tagli agli stipendi minimi, licenziamenti nel pubblico impiego e stop agli aumenti salariali, non è bastata, tuttavia, alla Troika composta da Ue, Fmi e Bce. Il terzetto ha deciso di rimandare ogni decisione in merito alla settimana prossima, lasciando intendere che Atene non ha ancora fatto abbastanza. Le misure di austerity previste, tuttavia, sono già fin troppo per il popolo greco stremato da cinque anni di recessione. Oggi è stato il primo di due giorni di sciopero generale a cui hanno aderito i tre sindacati maggiori. I lavoratori dei mezzi pubblici, delle scuole, degli ospedali, i professionisti e i commercianti, hanno incrociato le braccia. Nelle strade adiacenti la centralissima piazza Syntagma, nella Capitale,si sono verificati degli scontri nel corso delle manifestazioni di protesta. Le radio locali hanno riferito di alcuni manifestanti che hanno lanciato delle bombe incendiarie contro una decina di agenti della polizia. La tv di Stato, inoltre, ha mandato in onda le immagini di alcuni giovani che incappucciati o coperti da elmetti, lanciavano pietre e molotov contro gli agenti. Le forze dell’ordine, schierate di fronte al Parlamento in tenuta antisommossa, hanno reagito caricando i manifestanti e lanciando dei candelotti lacrimogeni. Tra chi protestava, si sono registrati tre feriti. Come se non bastasse, le forze parlamentari si stanno frantumando. I ministri del partito greco di Laos, partito di estrema destra, hanno, infatti, hanno presentato le proprie dimissioni al primo ministro Lucas Papademos. «Non posso votare questo piano di austerità che umilia il paese, non è la strada giusta», ha dichiarato ha dichiarato Karatzaferis, esponente della compagine governativa.
Oltretutto una ventina di deputati del partito conservatore Neo Dimokratia e di quello socialista Pasok hanno fatto sapere che domani, quando il piano sarà votato in Parlamento, non daranno il proprio appoggio. Si è dimessa, inoltre, la sottosegretaria agli esteri, la deputa socialista Mariliza Xenogiannakopoulou.